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Zoë Quinn

Da EverybodyWiki Bios & Wiki.

Errore Lua in Modulo:Wikidata alla linea 443: attempt to index field 'wikibase' (a nil value). Ha sviluppato l'avventura testuale Depression Quest, creato con Twine e diffuso su Steam. Nel 2014, un post di un ex-fidanzato ha dato vita alla controversia Gamergate, durante la quale Quinn è stata oggetto di diverse minacce e vessazioni.

Biografia[modifica]

Zoë Quinn nasce nel 1987 e passa la propria infanzia nei pressi dei monti Adirondack[2]. Questo periodo è segnato dalla passione per i videogiochi. Durante l'adolescenza Quinn soffre di depressione, che le viene diagnosticata a 14 anni.

Carriera[modifica]

A 24 anni Quinn si trasferisce in Canada dove intraprende la propria carriera di sviluppatrice di videogiochi. Crea il primo videogioco in seguito ad un corso di sei mesi che frequenta dopo aver trovato l'annuncio su un giornale.

Depression Quest[modifica]

Durante le prime fasi della propria carriera di sviluppatrice Quinn incontra Patrick Lindsay, uno scrittore che come Quinn aveva sofferto di depressione. Lindsey riteneva che la maggior parte dei videogiochi che trattavano di depressione non affrontavano l'argomento in modo adeguato, concentrandosi su riferimenti simbolici piuttosto che riflettendo sulle emozioni e le esperienze legate alla malattia, e aveva proposto a Quinn la creazione in collaborazione di un nuovo videogioco. Quinn pensava che un videogioco potesse essere uno strumento ideale per raccontare la depressione, in quanto avrebbe imposto ai giocatori una serie di regole che non avrebbero potuto sperimentare nella vita reale. Depression Quest, il videogioco testuale che nasce dalla collaborazione fra Lindsay, Quinn e Isaac Schankler, che si è occupato delle musiche, viene pubblicato nel 2013.

Depression Quest racconta la vita quotidiana di una persona che soffre di depressione.

Altri progetti[modifica]

Quinn è anche conosciuta per aver creato Game Developer Help List, che vuole permettere sviluppatori esperti e aspiranti sviluppatori ad entrare in contatto l'uno con l'altro più facilmente. Nel 2014, Quinn doveva far parte del poi cancellato reality show "Game_jam" che voleva riunire diversi sviluppatori di videogiochi indie.

Quinn è stata una consulente di narrative design per il gioco iOS Framed di Loveshack Entertainment. Quinn sta inoltre lavorando alla creazione di un videogioco FMV (Full Motion Video) con la partecipazione di Greg Sestero[3].

Quinn ha contribuito ad un capitolo del videogioco Videogames for Humans, un libro sui videogiochi creato utilizzando Twine. Ha anche contribuito ad un capitolo del libro The State Of Play: Sixteen Voices on Video Games, in cui descrive il processo di creazione di Depression Quest e le vessazioni subite durante Gamergate. Nel 2015, è comparso nel documentario GTFO[4]. Ha scritto una sceneggiatura per "Widow's Walk", una espansione di Betrayal at the House on the Hill, rilasciato nel 2016[5].

Minacce e Gamergate[modifica]

Nel 2014, l'ex fidanzato Eron Gjoni pubblica un post in cui descrive la relazione con Quinn. In esso Quinn viene accusata di aver ricevuto recensioni positive da un giornalista con cui aveva una relazione. È stato successivamente dimostrato che il giornalista aveva citato Quinn solo brevemente, e non durante il periodo della relazione[6][7]. Queste accuse hanno dato vita alla controversia Gamergate, durante la quale Quinn ha sofferto un lungo periodo di vessazioni che hanno incluso doxing, minacce di stupro e minacce di morte[8]. Le minacce legate a Gamergate hanno dato una maggiore visibilità al problema del sessismo nell'ambiente dei videogiochi[9][10].

Secondo The New Yorker, le minacce sono arrivate ad un punto tale per cui Quinn ha dovuto cambiare casa e ad incominciato a lavorare con le autorità per cercare di identificare le persone responsabili delle minacce[2].

Nel 2015 Quinn ha fondato Crash Override, un network privato di esperti che assiste vittime di minacce online[11][12] e che nel marzo del 2015 ha unito le forze con l'Online Abuse Prevention Initiative di Randi Harper.

Vita privata[modifica]

Quinn è interessata al potenziamento umano. Ha impiantato nel retro della propria mano un chip Ntag216, che può essere programmato per svolgere diverse funzioni[13]. Quinn ha inoltre un impianto magnetico nel proprio anulare destro[13].

Quinn si identifica come genere non-binario[14].

Note[modifica]

  1. ryan gothling on Twitter, in Twitter. URL consultato l'11 marzo 2017.
  2. 2,0 2,1 Zoe Quinn’s Depression Quest, su The New Yorker, 9 settembre 2014. URL consultato l'11 marzo 2017.
  3. (EN) Zoe Quinn's Follow Up to Depression Quest Is A FMV Game, su twinfinite.net. URL consultato l'11 marzo 2017 (archiviato dall'url originale il 5 ottobre 2016).
  4. Robert Ito, In the Documentary ‘GTFO,’ Female Video Gamers Fight Back, in The New York Times, 6 marzo 2015. URL consultato l'11 marzo 2017.
  5. Betrayal at House on the Hill expansion is here in time for Halloween, su Polygon, 18 ottobre 2016. URL consultato l'11 marzo 2017.
  6. (EN) #GamerGate: the misogynist movement blighting the video games industry, in Telegraph.co.uk. URL consultato l'11 marzo 2017.
  7. Gamergate: A Scandal Erupts in the Video-Game Community, su The New Yorker, 17 ottobre 2014. URL consultato l'11 marzo 2017.
  8. Michael James Heron, Pauline Belford e Ayse Goker, Sexism in the Circuitry: Female Participation in Male-dominated Popular Computer Culture, in SIGCAS Comput. Soc., vol. 44, nº 4, 1º dicembre 2014, pp. 18–29, DOI:10.1145/2695577.2695582. URL consultato l'11 marzo 2017.
  9. (EN) Game Developers Are Finally Stepping Up To Change Their Hate-Filled Industry, in Business Insider. URL consultato l'11 marzo 2017.
  10. With #GamerGate, the video-game industry’s growing pains go viral, su Washington Post. URL consultato l'11 marzo 2017.
  11. Jessica Mendoza, Online harassment targets strike back against abusers. Will it work?, in Christian Science Monitor, 20 gennaio 2015. URL consultato l'11 marzo 2017.
  12. (EN) Laura Hudson, Gamergate Target Zoe Quinn Launches Anti-Harassment Support Network, in WIRED. URL consultato l'11 marzo 2017.
  13. 13,0 13,1 (EN) Patricia Hernandez, Woman Puts Deus Ex On Computer Chip In Her Hand, in Kotaku. URL consultato l'11 marzo 2017.
  14. A Gender, su It Me, Zoë. URL consultato l'11 marzo 2017 (archiviato dall'url originale il 2 aprile 2017).

Altri progetti[modifica]

Collegamenti esterni[modifica]

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