You can edit almost every page by Creating an account. Otherwise, see the FAQ.

Stabilimento del tabacco di Tortolì

Da EverybodyWiki Bios & Wiki.


Lo stabilimento del tabacco di Tortolì è situato lungo il viale che collega la frazione di Arbatax a Tortolì. Costruito intorno agli anni Venti del XX secolo, fu un laboratorio destinato alla lavorazione delle foglie di tabacco. Lo stabilimento fu molto importante per lo sviluppo dell'economia tortoliese fino agli anni Sessanta.

Storia[modifica]

La coltivazione del tabacco venne sperimentata per la prima volta a Tortolì nel 1920, ad opera dell'allora Vescovo d'Ogliastra, Monsignor Emanuele Virgilio. Egli, infatti, arrivato in Ogliastra, la trovò in preda ad una grave crisi economica, dovuta alla mancanza di industrie e alle conseguenze provocate dalla fillossera. Decise quindi di rilanciare l'economia attraverso la coltivazione del tabacco.
L'insediamento della Manifattura Tabacchi a Tortolì ebbe una rilevante importanza di ordine sociale in quanto costituì un freno alla dilagante disoccupazione ed una fonte di benessere e di lavoro in fabbrica. Vennero occupate soprattutto donne, ragazze del “popolo”, appartenenti ad una bassa classe sociale, quasi analfabete, che compresero da subito che il lavoro era il tramite per l'emancipazione dalle famiglie, spesso numerose, e dalle privazioni della povertà.
Convinto dei possibili riscontri occupazionali sul territorio, Mons. Virgilio chiese al Monopolio di Stato la concessione per la produzione del tabacco, che venne rilasciata al signor Salvatore Orrù, suo fiduciario.
Non trovando un edificio adatto per ospitare le operaie, venne messo a disposizione un piano del palazzo vescovile. Nell'orto adiacente ad esso, a una decina di operaie venne affidato il compito di selezionare due qualità di tabacco: la Perustizia, una varietà dalla foglia molto piccola e l’Erzegovina, dalla foglia ampia di circa quaranta centimetri.
Vennero destinati al nuovo tipo di coltura i terreni pianeggianti di Tortolì e della frazione di Arbatax, e si iniziò la costruzione dei locali del futuro stabilimento manifatturiero del tabacco lungo il viale per Arbatax. I locali vennero inaugurati nel 1922: la costruzione fu resa possibile anche grazie ad un finanziamento della Curia Romana. In seguito, con l'acquisto del fondo di “Zinnìas”(di circa otto ettari), da parte del Seminario Vescovile, nello stesso anno si stabilì un record: all'esposizione agricola di Sassari, Tortolì vinse il primo premio, e il tabacco venne dichiarato tabacco “Principe”.
Col tempo, divenne necessario costruire un magazzino più capiente ed altre strutture collaterali, in grado di permettere la conservazione e la lavorazione delle preziose foglie. Il progetto venne eseguito in conformità al concorso dello Stato, stabilito con R.D.L. 1.10.1917, e fu per quell'epoca grandioso, con un costo previsto di L. 434.000.
La coltivazione del tabacco ha avuto notevole importanza nello sviluppo socio-economico della comunità tortoliese per più di quarant'anni, dal 1920 circa al 1962.

Qualità di tabacco[1][modifica]

Le qualità del tabacco coltivate nella pianura tortoliese furono tre: l’Erzegovina, la Perustizia e il Samsun.

  • L’Erzegovina è un tabacco orientale curato al sole, derivante per ibridazione e selezione dall'Erzegovina, coltivato nell'omonima regione balcanica. È una pianta tozza, a fusto molto spesso, alta circa un metro – un metro e trenta. Fornisce fino a 35 foglie utili sessili, a forma di cuore, lanceolate, ovali e ineguali, di colore verde, traslucide, con apice corto e curvo, con nervature bianche. I fiori sono di colore rosso, riuniti in una pannocchia quasi racchiusa tra le foglie apicali.
  • La Perustizia è anch'esso un tabacco orientale del tipo Basmack, curato al sole; il seme è originario della Macedonia e della Tracia. È una pianta snella, alta circa un metro e trenta; la Perustizia Gigante raggiunge un metro e sessanta di altezza. Il fusto è spesso; produce da 27 a 50 foglie utili. Le foglie sono verde chiaro, sessili, dalla forma ovata, cuoriforme, con nervature appena accennate; le foglie apicali sono di qualità migliore, l'infiorescenza è ramificata con fiori di colore da rosa chiaro a rosso vivo. I tabacchi sono di gusto dolce e aroma delicato.
  • Il tabacco Samsun, curato al sole e originario del Venezuela, è un tabacco tradizionale della regione di Samsun sul Mar Nero, in Turchia. È una pianta snella dal fusto verde chiaro, produce da 24 a 26 foglie utili. La foglia, dal colore verde intenso e brillante, è semi-picciolata quasi cuoriforme, liscia, con costola e nervature attenuate, tessuto leggero e infiorescenza poco staccata con fiori di colore rosso. È una pianta più vigorosa degli altri tabacchi orientali, il suo sviluppo è ridotto dal clima caldo-arido e dalla forte insolazione che favoriscono l'accumulo di resine e gomme sulle foglie.

La qualità Samsun fu l'ultimo tabacco coltivato e prodotto a Tortolì; con esso finì il ciclo tabacchiero.

Il tabacco "Principe"[2][modifica]

Il tabacco Principe, tabacco tortoliese che vinse all'Esposizione agricola di Sassari del 1922, da una distinta preparata da Mons. Virgilio, in vista di una vendita all'estero, presentava le seguenti caratteristiche:

  • Qualità: Erzegovino Stolak, ritenuto dai tecnici del Ministero delle Finanze come primo d'Italia, dichiarato tabacco di condimento per avere combustibile e profumo abbondanti
  • Quantitativo: quintali 70 circa
  • Colore: giallo dorato
  • Tessuto della foglia: setaceo
  • Raccolto in balle di circa 20 kg l'una
  • Luogo di produzione: territorio di Tortolì
  • Luogo di consegna: Porto di Arbatax

Tecnica[3][modifica]

Le coltivazioni inizialmente vennero effettuate nelle terre di proprietà del vescovado e consistevano in circa quindici ettari, sette ettari nella zona attigua allo stabilimento e otto ettari nella zona denominata “Sambuccus”. Altri quindici ettari coltivati, non appartenenti alla Curia Vescovile, erano sparsi in altre zone della pianura tortoliese e appartenevano a vari proprietari terrieri.
Il ciclo della lavorazione del tabacco iniziava nei mesi di dicembre – gennaio con l'impianto dei semenzai da parte dei coltivatori. Ad essi, che erano circa una trentina, veniva rilasciata un'apposita licenza, e il tutto si svolgeva sotto il controllo scrupoloso della Guardia di Finanza locale. In primavera, nei mesi di marzo e aprile, le novelle piantine del tabacco venivano tolte dai semenzai e messe a dimora nei campi predisposti, curate dagli agricoltori assegnatari.
Dal mese di giugno, quotidianamente, si procedeva alla raccolta delle foglie cominciando dalla parte basale della pianta, poi si continuava con la zona mediana e infine con la parte apicale.
Le foglie venivano sistemate in grandi ceste e cassette e poi trasferite nei locali dei coltivatori: qui intere famiglie (inclusi bambini) le infilavano in cordicelle della lunghezza di circa 60-80 cm, e i filari così ottenuti venivano posti ad asciugare sui telai in canna, riparati nei locali chiusi durante le ore notturne.
Quando, infine, il prodotto era essiccato e giunto a maturazione, veniva confezionato in covoni e custodito in apposite stanze. Nel mese di ottobre il tabacco veniva convogliato coi carri a buoi dai coltivatori al fiduciario, sotto la rigida sorveglianza di un finanziere.
Nello stabilimento il prodotto veniva stimato da un funzionario del Monopolio di Stato che stabiliva in accordo con il fiduciario il prezzo medio per ogni quintale di tabacco.
Così una quarantina di operaie procedevano alla manipolazione e alla cernita delle foglie che venivano selezionate per la qualità e il colore in quattro categorie: la quarta categoria era costituita da frantumi fogliari e polvere che serviva solo a quantificare approssimativamente il peso originario del tabacco. Quest'ultimo prodotto, infatti, veniva pesato e dopo aver verbalizzato per prassi, su appositi registri, l'andamento regolare dell'operazione, veniva bruciato.
Ultimata la cernita, il tabacco selezionato veniva confezionato in piccole balle a forma di parallelepipedo e immesso sotto apposite presse di pietra. Il peso di ognuna delle balle variava dai dodici ai tredici kg e il volume doveva essere sempre uguale. Ogni balla veniva avvolta per il confezionamento in tela di iuta e contraddistinta da un numero progressivo e dal codice di classificazione. Il prodotto finito veniva accatastato in camere e locali bui con trattamento antitarlo; per allontanare i parassiti dal prodotto, inoltre, venivano utilizzate delle essenze naturali, dette “galanza”.
Dopo circa sei mesi di stagionatura e riposo, il tabacco, scortato dalla Finanza fino alla stazione di Tortolì, veniva spedito tramite ferrovia alla manifattura di Cagliari per le successive operazioni di utilizzo.

Note[modifica]

  1. Carta,Belle come il sole. Contus de is piccioccas tortoliesas de su tabaccu, 2014, pp.27-28.
  2. Carta, Belle come il sole. Contus de is piccioccas tortoliesas de su tabaccu, 2014, p.29.
  3. Carta, Belle come il sole. Contus de is piccioccas tortoliesas de su tabaccu, 2014, pp. 23-25.

Bibliografia[modifica]

  • Seconda Carta, Belle come il sole. Contus de is piccioccas tortoliesas de su tabaccu, Edizioni Amico Libro, Montescaglioso (MT), 2014, pp. 14-16, 23-29.
  • Albino Lepori, Tortolì. La sua storia, il suo mare, Tirrenide, Cagliari, 1991, pp. 119-120.
  • Paolo Pastonesi, Tortolì. Celu Inferru. La storia, i luoghi, le tradizioni del territorio di Tortolì e Arbatax, Edizioni Grafica GM, Spino d'Adda (CR), 1991, p. 116.


Questo articolo wiki "Stabilimento del tabacco di Tortolì" è da Wikipedia The list of its authors can be seen in its historical and/or the page Edithistory:Stabilimento del tabacco di Tortolì.



Read or create/edit this page in another language