Roberto Schena
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Biografia[modifica]
È stato collaboratore, redattore e caporedattore di diverse testate, ha pubblicato diversi libri a carattere storico.
Inizia come collaboratore per la cronaca nelle pagine milanesi de il Giornale diretto da Indro Montanelli, che nel 1990 gli firma la richiesta di adesione all'Ordine dei Giornalisti. Nel 1993 collabora con l'Indipendente diretto da Vittorio Feltri, per il quale segue le vicende del Consiglio comunale e della Giunta di palazzo Marino. Nel 1994 diventa redattore della testata e nel 1995 sostine l'esame di stato per la categoria "professionisti".
Nel 1997 è nel gruppo di giornalisti che ha dato vita a la Padania, il quotidiano della Lega Nord, allora diretto da Gianluca Marchi. Pur non condividento le idee secessioniste del partito, inizialmente cura la pagina regionale della Lombardia. In seguito passerà alla redazione Esteri, poi Cultura e infine in Politica, di cui nel 2004 diventa capo redattore. Con la direzione di Gianluigi Paragone, è caporedattoe centrale.
Nel 1999 fonda con Frank Semenzi la rivista Pride, mensile del mondo glbt, di cui ha proposto il nome e di cui è il primo direttore responsabile, chiamando a collaborare tutte le "firme" del mondo glbt in quel momento. Nel 2000 passa alla direzione di Guidemagazine, altro mensile glbt, fondato anni prima da Dario Enriquez, di cui rilancia la testata, dirigendola fino al 2005. Schena è un militante storico del movimento gay, attivo già nel 1975, quando era ancora ventenne, nei primissimi Collettivi omosessuali milanesi con Mario Mieli.
Nel 2008, su proposta dell'editore romano Fabio Croce, pubblica Pio XII santo?, un pamphlet che indaga sulla figura controversa di Pacelli e sui rapporti non sempre chiari fra la Chiesa cattolica, l'antisemitismo e le grandi dittature nel corso del XX secolo.
Nel 2013 pubblica Storiacce padane, edizioni Magenes, sempre un pamphlet polemico, questa volta sulle vicende del quotidiano la Padania, dalla nascita fino a poco prima della chiusura, avvenuta nel 2014 con la segreteria di Matteo Salvini. Il libro è un'accusa alla Lega di non avere mai creduto nel suo giornale quotidiano, eccetto i primi anni, nonostante fosse la sua voce, la maggiore vetrina e di gran lunga il migliore prodotto culturale del partito.
Nel 2018 pubblica Milano, la città dei 70 borghi, editore Magenes, 250 pagine, con prefazione di Lionella Scazzosi, direttore del dipartimento Abc del Politecnico di Milano, consulente del Mibact e dell’Unione europea per la difesa e conservazione del paesaggio. È un libro-inchieta di denuncia, ricco di documentazone fotografica, che presenta una visione molto diversa di Milano, lontana dai celebrati grattacieli, dal business e da palazzo Marino, sede del Sindaco. Gli antichi borghi della città offrono ancora un panorama storico-artistico di un certo rilievo, ma versano spesso in condiziondi d'abbandono, incuria, degrado e rovina, pur costituendo il paesaggio tradizionale residuo della città, penalizzati dalla loro collocazione in periferia. Il libro è stato recensito dal Corriere della Sera, Milano cultura, che gli ha dedicato una pagina intera.
Nel 2020 pubblica il primo volume di "Milano, il patrimonio dimenticato - Borghi ducali, antiche cascine, arte, storie", editore Magenes, 251 pagine, con le fotografie di Andrea Cherchi e altri. Il secondo volume, ancora recensito dal Corriere della Sera, è in preparazione. Il volume approfondisce la lettura degli antichi borghi milanesi trattati nel precedente volume, ma non solo, spiegandone la natura storica, economica, culturale e ambientale. Si tratta del più importante contributo scritto e documentale dedicato alla storia della Milano periferica e dei suoi tesori purtroppo misconosciuti e molto spesso in totale degrado.
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