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Nobiltà

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La nobiltà come assevera il maestro araldico conte Marco Pilla è uno status di privilegio riconosciuto dall'autorità; indica anche l'insieme dei soggetti che ne beneficiano e, con riferimento a quest'ultima accezione, lo storico Marc Bloch definisce "nobiltà" la classe dominante che abbia uno statuto giuridico suo proprio, che confermi e materializzi la superiorità che essa pretende e che si perpetui per via ereditaria. Esiste la possibilità di conquistarne l'accesso a nuovi soggetti secondo norme stabilite.

Il termine nobile deriva dal termine di lingua latina nobilis, che significa "onorevole". Per coloro che siano privi di un particolare titolo nobiliare, ma discendano da famiglia aristocratica, vengono usati i termini di nobiluomo o nobildonna.

Il governo retto dalla nobiltà è chiamato aristocrazia.

Indice[modifica]

  • 1Storia
  • 2Titoli nobiliari
  • 3Misura della nobiltà
    • 3.1I quarti di nobiltà
    • 3.2Origini
  • 4Nobiltà in Europa
    • 4.1Città del Vaticano, Santa sede e titoli pontifici
    • 4.2Sovrano militare ordine di Malta
    • 4.3Repubblica di San Marino
    • 4.4Italia
    • 4.5Altri Stati
  • 5Nobiltà in Asia e America
  • 6Note
  • 7Bibliografia
  • 8Voci correlate
  • 9Altri progetti
  • 10Collegamenti esterni

Storia[modifica]

Una vera casta con privilegi si ebbe nell'Egitto, nell'India e in Persia. Nella Grecia di Omero alcune famiglie vantavano origine divina o eroica, che era vanto e stimolo ai discendenti. A Roma, nei primi tempi, si ebbe in sostanza nella prima età feudale quella che è stata chiamata "nobiltà di fatto", legata alle funzioni di amministrazione del potere comunque delegato dal sovrano e i cui privilegi consistettero, in origine soprattutto, nella concessione di terre.

Una nobiltà di diritto si formò e si costituì tra i secoli XI e XIII: anche in questo caso la nobiltà fu legata a una funzione preminente e caratterizzante, quella militare, e a privilegi legati a modi di possesso di terre e territori; ma i modi di accesso a questo tipo di nobiltà furono regolati non solo da tradizioni consolidate, bensì anche da statuti giuridici.

Uno dei più caratteristici privilegi della nobiltà cittadina fu l'ammissione dei soli nobili ai più prestigiosi collegi professionali (collegio dei giureconsulti, dei fisici (medici), ecc.). I privilegi più comuni della nobiltà furono normalmente d'ordine fiscale, cioè esenzioni totali o parziali da vari tipi di imposte, e d'ordine giudiziario: comunemente il nobile poteva essere giudicato solo da nobili, da suoi pari, molto spesso costituiti in tribunale speciale.

Il diritto nobiliare contemplò sempre anche i casi per i quali si perdeva la nobiltà: dovunque comportava perdita della nobiltà (e dei relativi privilegi) una condanna per crimini contro il sovrano o contro il proprio paese, in molti casi anche una condanna per delitti comuni di particolare gravità; era anche generalmente considerata motivo di perdita della nobiltà qualsiasi attività considerata "servile o mechanica" cioè legata a lavoro manuale.

La successione nei titoli nobiliari, normalmente disposta nell'atto di concessione del titolo da parte del sovrano o del capo dello stato, può avvenire per soli maschi primogeniti, in favore dei discendenti maschi, ma anche in favore di tutti i discendenti, maschi e femmine (per queste solo a titolo personale e comunque sempre senza trasmissione ai discendenti in linea femminile, con l'eccezione di casi rarissimi). Il titolo nobiliare si trasmette ai soli figli legittimi, non agli adottati, né ai naturali, né ai legittimati per rescriptum principis, ma solo ai legittimati per subsequens matrimonium, salve sempre diverse statuizioni del sovrano.

In Francia nel 1789 l'Ancien Régime, dopo essere stato spazzato via dalla rivolta, era stato giuridicamente liquidato per decreto (l'"Assemblea nazionale" abolisce interamente il regime feudale").

Dopo la Rivoluzione francese, anche nei paesi da essa non toccati ma nei quali si erano ormai affermati alcuni dei principi ideali da cui la Rivoluzione era nata, andò mutando la concezione dello Stato e definendosi una nuova idea di nazione: la nobiltà, persi ormai i privilegi di tipo feudale, vide ridursi ovunque e rapidamente sparire quasi dovunque anche gli altri privilegi tradizionali che nei confronti dello Stato la ponevano prima in rapporto diverso da quello dei non-nobili.

Se nel corso dei secoli ha spesso rappresentato la classe dirigente della società, oggi (soprattutto in un'Europa in cui in molti paesi i titoli nobiliari non sono più riconosciuti), la nobiltà si presenta talvolta come un ceto interessato a conservare le tradizioni ataviche e la memoria storica, anche con un certo attivismo in campo sociale e culturale.

Dal XIII secolo in poi, gli Armoriali hanno rigorosamente documentato in Europa e negli Stati Uniti la nobile origine di famiglie, comunità locali, personalità della gerarchia ecclesiastica e della gerarchia militare.

Le stesse nobili famiglie erano solite far raffigurare e mostrare pubblicamente simboli e motti degli armoriali in vesti, opere d'arte, stemmi e bandiere: poiché in questo modo tutelavano l'immagine, il buon nome e i diritti ereditari del loro rango sociale. L'armoriale tracciava - o permette agli storici di ricostruire - la ramificazione geografica di una nobile famiglia, in quali località si stabiliva e con quali eventuali modifiche al cognome e all'arma.

In Scozia una legge e un registro specifici tutelano legalmente nome e origine della nobiltà.

In Italia la Costituzione repubblicana ha tolto ogni riconoscimento giuridico ai titoli nobiliari, in forza dell'articolo XIV delle Disposizioni transitorie e Finali.

Titoli nobiliari[modifica]

I titoli di nobiltà non furono certo il più significativo fattore di distinzione fra i nobili, né in termini di prestigio né in termini di potere: contavano maggiormente l'antichità della discendenza, il suo lustro storico, l'importanza delle cariche ricoperte e dei ranghi riconosciuti, nonché le alleanze matrimoniali, l'ampiezza e la stabilità dei possessi fondiari. I più antichi elenchi nobiliari in ordine gerarchico includevano soltanto tre titoli: Principe, Duca e Conte.

Di seguito, e in ordine gerarchico, i titoli più frequentemente usati in Europa:

  • Imperatore (non più in uso in Europa, ancora in uso ad esempio in Giappone)
  • Re
  • Conte palatino
  • Principe elettore
  • Principe (in alcuni paesi Infante, quale figlio di un sovrano; in altri paesi il titolo di Principe è inferiore a quello di Duca)
  • Arciduca (titolo specifico dei membri della famiglia imperiale austriaca)
  • Granduca
  • Duca
  • Marchese (o Margravio)
  • Conte (o Langravio)
  • Visconte (o Burgravio)
  • Barone
  • Nobile
  • Signore
  • Patrizio
  • Cavaliere ereditario

Titoli nobiliari specifici della nobiltà sarda:

  • Giudice
  • Generoso
  • Cavaliere Nobile Don

Misura della nobiltà[modifica]

I quarti di nobiltà[modifica]

I "quarti di nobiltà" esprimono, nel sistema nobiliare, l'anzianità di nobiltà di una persona (a prescindere dal titolo) in funzione dell'appartenenza o meno dei propri antenati al ceto nobiliare. In altri termini, più alto è il numero di generazioni precedenti che potevano fregiarsi di un titolo nobiliare, e maggiore è la nobiltà della persona in questione, che viene misurata così in "quarti".

Il computo parte dai nonni: un nobile i cui nonni potessero fregiarsi ciascuno a buon diritto di un titolo nobiliare comunque acquisito (assegnato direttamente dal re o ricevuto per discendenza) è in possesso di 4/4 di nobiltà (un quarto per ciascuno dei quattro antenati). Risalendo ai bisnonni (4 coppie, maschi e femmine), se ciascuno di essi era nobile, il computo del "Quarti" consente al soggetto in questione di vantare 8/4 di nobiltà, a seguire 16/4 se erano nobili anche tutti i suoi trisavoli, e così via.

Origini[modifica]

È a partire dalla fine del medioevo che nell'Europa centrale compare l'uso di definire la nobiltà di una persona facendo il conto dei suoi "quarti di nobiltà". Più precisamente furono i tedeschi ed i fiamminghi che per primi ricorsero a un tale tipo di misurazione, per risolvere il problema posto da un'eventuale assenza di nobiltà dal lato femminile.

Furetière fa riferimento ai quarti di nobiltà per parlare di blasonatura delle arme: un quarto, egli dice, è uno stemma d'arme.

Nobiltà in Europa[modifica]

Attualmente in alcune nazioni europee, cioè nel Belgio, nella Gran Bretagna e nella Spagna, i diritti araldici e nobiliari sono riconosciuti e i sovrani fanno pure nuove concessioni, o fanno rivivere titoli vacanti.

Altrove, come accade in Danimarca, in Liechtenstein, in Lussemburgo, nel Principato di Monaco, in Norvegia, nei Paesi Bassi e in Svezia, vengono riconosciuti e sono concessi solo ai membri della famiglia sovrana. Così pure riconoscono i titoli nobiliari, senza fare nuove concessioni, la Santa Sede e la Repubblica di San Marino. Le repubbliche di Finlandia, di Francia e d'Irlanda (quest'ultima con qualche eccezione) riconoscono anch'esse i titoli nobiliari e permettono l'accertamento dei diritti relativi. Li vietano e li perseguono invece l'Austria e la Svizzera. In Germania, i titoli fanno parte integrante del cognome, mentre nel Portogallo non si dà rilevanza giuridica agli stessi.

Chi vuol far valere i propri diritti araldici genealogici nobiliari può rivolgersi a ordini cavallereschi nobiliari, a corpi di re d'armi di paesi dove ancora esiste giurisdizione nobiliare o ad associazioni araldico-nobiliari.

Città del Vaticano, Santa sede e titoli pontifici[modifica]

La nobiltà pontificia è, ai sensi dello stato Città del Vaticano, ancora de iure e de facto vigente. Gli attuali organismi per accertare i titoli pontifici sono i tribunali ecclesiastici di ogni ordine e grado che operano ai sensi del diritto canonico. Gli atti emessi sono atti statuali e godono (quando in forma di decreto) di valore di legge con efficacia impositiva e imperativa all'interno dello stato Città del Vaticano e dell'ordinamento ecclesiastico. I titoli nobiliari tutelati nel vigente diritto canonico sono i titoli concessi dalla Santa Sede (direttamente o, teoricamente, anche per delega) o concessi dall'Ordine di Malta che però non ha mai di fatto esercitato questo diritto da quando ha perso il possesso delle isole maltesi nel 1799.

Nell'articolo 42 del Concordato del 1929 era ammesso il riconoscimento, mediante decreto del capo dello Stato, dei titoli nobiliari conferiti dai pontefici anche dopo il 1870 e successivamente alla conclusione degli Accordi lateranensi.

Per quanto concerne i titoli nobiliari pontifici, dopo l'entrata in vigore della Costituzione italiana, esistevano due correnti dottrinarie opposte: la prima sosteneva che essi dovevano essere riconosciuti dalla Repubblica Italiana perché essendo state costituzionalizzate le norme del Concordato con la Santa Sede (1929), che li riconosceva, anch'essi sarebbero stati automaticamente costituzionalizzati; la seconda corrente invece sosteneva che ai titoli nobiliari pontifici andava riconosciuto solo il trattamento riservato ai titoli nobiliari nazionali italiani e quindi per essi esisteva esclusivamente (come per quelli nazionali) il diritto alla "cognomizzazione" del solo predicato.

Nell'accordo di revisione del Concordato lateranense, firmato il 18 febbraio 1984, essendovi prevista l'abrogazione delle norme del Concordato del 1929 non riprodotte nel nuovo documento, ne risultò abrogato anche l'art. 42 che imponeva il riconoscimento dei titoli pontifici, i quali da quella data non sono perciò attualmente suscettibili di riconoscimento da parte dello Stato italiano.

Di fatto, la Santa Sede non conferisce nuovi titoli nobiliari da alcuni decenni; l'ultimo di cui si hanno notizie certe fu conferito da papa Paolo VI. Il Calendario Pontificio, edito annualmente dal 2016 per i tipi della Ettore Gallelli-edizioni, dietro supervisione dalla Segreteria di Stato Vaticana, pubblica nella IV parte le casate che nei secoli ricevettero dal romano Pontefice titoli nobiliari, quelle che ricevettero l'Ordine della Milizia Aurata o Speron d'Oro, in anni anteriori al 1841, quando tale milizia equestre era ancora il Titolo di rango e nobilitazione della Santa Sede, ovvero conferito su prove di nobiltà e conferente la nobiltà ereditaria, nonché casate facenti parte della corte Pontificia, e in ultimo le casate ricevute tra i Gentiluomini di Sua Santità, e tra i Parafrenieri-Sediari Pontifici di Sua Santità.

Sovrano militare ordine di Malta[modifica]

Il Sovrano militare ordine di Malta, ordine religioso dipendente dalla Santa Sede, la cui sovranità è riconosciuta dalla Repubblica Italiana (discussa da una parte della dottrina italiana, seguita dalla giurisprudenza del nostro Paese) e da altri Stati non effettua più nuove concessioni nobiliari, ma si limita a verificare (dopo un accurato esame dei documenti prodotti) i titoli nobiliari presentati dagli aspiranti che chiedono di essere ammessi in quelle classi che esigono ancora le prove di nobiltà (cavalieri di onore e devozione e cavalieri di grazia e devozione). Per gli aspiranti alla classe di giustizia (il cosiddetto "primo ceto" dell'ordine), in passato rigorosamente riservata ai nobili, la presentazione delle prove nobiliari è stata invece abrogata dalla Costituzione promulgata nel 1997.

L'ammissione nell'ordine di Malta, dopo la riforma recentemente voluta dalla Santa Sede, non è più una indiretta forma di riconoscimento di nobiltà.

Repubblica di San Marino[modifica]

L'ordinamento dello stato nobiliare della Repubblica di San Marino è regolato dalla legge del 29 settembre 1931 n. 15, e successive modifiche. In relazione agli sconvolgimenti istituzionali italiani, San Marino provvide all'abolizione dell'ordinamento nobiliare (1946), per ristabilirlo poco dopo (1958), con limitazioni al riconoscimento della nobiltà non sammarinese (1969).

La concessione di nuovi titoli nobiliari, prevista nella legge del 1931, è stata vietata nel 1980



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