L'amore di Lupo

L'amore di Lupo
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Autore	Antonio Quarantotti Gambini
1ª ed. originale	1964
Genere	romanzo
Lingua originale	italiano
Ambientazione	Semedella, nei pressi di Capodistria, 1918
Altri personaggi	il nonno e la nonna di Paolo, la servitù della casa, numerosi soldati dell'esercito italiano accampati nei dintorni

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L'amore di Lupo è il titolo che Quarantotti Gambini assegnò alla nuova stesura del romanzo del 1964, apparso nel 1955 con il titolo Amor militare. Vi compaiono figure di romanzi che seguiranno, come lo stesso protagonista Paolo, e animali e persone, compagni di una adolescenza vissuta in un ambiente particolare, l'Istria multietnica, all'epoca della guerra 1915-1918

Trama[modifica]

Alla fine della prima guerra mondiale, trasferitosi con i nonni nella villa di campagna di Semedella, Paolo stringe amicizia con i soldati italiani alloggiati nelle dipendenze, telegrafisti e conducenti di camion militari. Costoro, provenienti da varie parti d'Italia, senza attenzione al suo candore e senza scrupolo per la sua ammirata dedizione, lo coinvolgono nelle loro feroci rivalità e nei loro abietti passatempi (seduzione e corruzione di ragazze giovanissime). L'estate di Paolo, che pure contempla momenti di svago nel mare incantato del golfo, si svolge di dramma in dramma, per sfociare infine in tragedia. Tra le tante fanciulle del luogo, solo l'incantevole e pura Nerina sembra sfuggire a Lupo, il violento seduttore, che si fa un punto d'onore di «tirare il collo alle pollastre», ma la sua sorte sarà ancora più terribile; finirà smembrata sotto le ruote del camion militare guidato da Lupo. A questa atrocità si somma la complicità dei commilitoni che, per difendere il compagno assassino (che essi stessi hanno aizzato), denunciano come responsabile il soldato Piveroni, quello che Nerina aveva in realtà scelto e che aveva tentato di proteggerla. Lupo scompare, disertore, forse fuggito in Croazia, e il disvelamento della verità si compie nella gioiosa atmosfera della vendemmia, per opera dell'unico (apparentemente) innocente della compagnia, il semi-ritardato soldato Crippa, anarchico socialista piemontese. Viene sfiorato nel romanzo il tema dell'impresa di Fiume di Gabriele d'Annunzio, a cui si unirà Borsarelli l'ex ardito, il prediletto di Paolo. Le tensioni con le popolazioni slave sono avvertite, ma il nonno di Paolo si rifiuta di unirsi alla crociata di coloro che desiderano «usare il bastone», e li avverte: «raccoglierete tempesta!»

Commento[modifica]

Paolo, l'io narrante del romanzo, a differenza di altri personaggi adolescenti dello stesso autore, non è ancora coinvolto dal turbamento dei sensi, di cui apprende la fraseologia volgare dai soldati, ma che ripete ignaro del senso; è invece sconvolto dalla delusione nella sua ammirazione per questi nuovi eroi tanto attesi, i soldati italiani, capaci di rivelarsi assassini, vili e ladri.

Citazione[modifica]

«Ma erano tutta genia, allora! - esclamò la nonna. E Paolo frattanto si domandava: "Sono dunque così gli italiani? Sono tutti così, e non gentili, coraggiosi e leali, come mi diceva un tempo la mamma?" "Genia no, - alzò le spalle Crippa, e fece una smorfia nel suo grugno. - Uomini sono." »