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Ipotetica vittoria degli Stati Confederati d'America nella Guerra di secessione americana

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L'ipotetica vittoria degli Stati Confederati d'America nel corso della Guerra di secessione americana è un concetto comune di ucronia presente soprattutto negli Stati Uniti d'America, in cui si ipotizza cosa sarebbe potuto succedere se gli Stati Confederati d'America, entità politica di stati schiavisti degli Stati Uniti del Sud sorta nel 1861, avessero vinto la immediatamente successiva Guerra di secessione americana (o Guerra civile americana nella storiografia statunitense) (1861 - 1865) contro gli stati rimasti fedeli al governo federale di Washington e comunemente chiamati Unione.

Molti storici e scrittori ucronisti hanno provato a immagine come sarebbe potuta cambiare la Storia dell'America e forse del mondo in caso dell'esistenza di un'America confederata, tra cui Harry Turtledove con la sua serie-capolavoro Southern Victory.

Reali possibilità di una vittoria Confederata[modifica]

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Lo stesso argomento in dettaglio: Guerra di secessione americana § Esito.

Gli storici, sia statunitensi che non, hanno a lungo dibattuto sulle reali possibilità di una vittoria Confederata durante la guerra.

Attualmente la maggioranza di essi, tra cui James M. McPherson, sostiene che una vittoria sudista fosse in realtà possibile per via di molti fattori come la grande esperienza dei generali confederati e la relativa disorganizzazione dell'Esercito degli Stati Uniti all'inizio del conflitto.[1] Secondo loro i sudisti potevano vantare di sufficienti risorse e uomini per poter cogliere una vittoria militare e politica entro i primi due anni del conflitto per ottenere l'indipendenza dalla Federazione. Il momento più propizio in ambito militare secondo loro fu subito dopo la Prima battaglia di Bull Run (21 luglio 1861) e la Battaglia di Gettysburg (1°-3 luglio 1863) quando le forze dell'Unione arrivarono realmente vicine allo essere sopraffatte mentre in ambito politico nel 1864 per le elezioni presidenziali dove il governo confederato sperò nella vittoria dei "Copperheads" favorevoli alla pace e a una soluzione della guerra a favore dell'indipendenza del Sud. Esattamente al contrario dopo la cocente sconfitta di Gettysburg e la rielezione di Abraham Lincoln, molto fervente a vincere la guerra e ad abolire la schiavitù, ogni speranza per il Sud svanì anche se i sudisti continuarono a combattere tenacemente come osservato da McPherson dopo aver riscontrato un forte patriottismo nelle lettere dei soldati confederati.

Dall'altra parte altri storici sostengono invece che l'Unione avesse un vantaggio insormontabile su tutti gli aspetti fin dall'inizio del conflitto e che quindi le azioni dei soldati confederati sarebbero state sempre vane in un conflitto solamente tra Nord e Sud senza il diretto coinvolgimento di Gran Bretagna e Francia, che realmente parteggiarono per i Confederati, soprattutto per motivi economici, ma che non entrarono mai nella guerra contro gli Stati Uniti.[2]

In ogni caso tutti gli storici sono concordi che i Confederati non avrebbero mai potuto battere realmente gli Unionisti in ambito prettamente bellico a causa dell'enorme disparità di uomini e mezzi ma che per uscire vivi dal conflitto dovevano (e fecero) limitarsi a pareggiare, riuscendo appunto a ottenere almeno una importantissima vittoria militare e successivamente la vittoria politica. Non c'erano altre alternative se non la sconfitta come avvenuto nella nostra realtà storica.

Gli Stati Confederati d'America indipendenti[modifica]

Nell'ucronia di una vittoria sudista ci si è chiesti come sarebbe potuta essere la storia degli Stati Confederati d'America una volta raggiunta l'indipendenza ed essere diventati una Nazione indipendente e sovrana e gli immediati effetti.

Gli storici sono solitamente d'accordo sui seguenti punti:
Una vittoria confederata, ovvero cioè senza l'abolizione improvvisa della schiavitù, all'epoca fonte economica essenziale per il Sud e senza il dramma dell'occupazione militare, avrebbe evitato la recessione economica e culturale degli Stati Uniti meridionali durata almeno un secolo fino agli anni '60 con tutte le sue conseguenze come l'affermazione della segregazione razziale e dei terroristi suprematisti del Ku Klux Klan, fondati nel 1865 da Nathan Bedford Forrest, veterano dell'esercito confederato. Il Sud sarebbe continuato a prosperare e molto probabilmente avrebbe abolito autonomamente la schiavitù entro gli anni 1880-1890 con la progressiva liberazione dei neri. Al contrario molti storici hanno ipotizzato che l'indipendenza degli stati meridionali avrebbe avuto ripercussioni sull'economia di quelli settentrionali che si sarebbero visti tagliare fuori la fiorente economia del Sud e Harry Turtledove nella sua saga arriva addirittura a ipotizzare che la vittoria confederata nella guerra abbia comportato una grave crisi economica negli Stati Uniti che così non hanno potuto comprare l'Alaska dall'Impero russo nel 1867.

Cosa importantissima, con la vittoria sudista Abraham Lincoln molto probabilmente non sarebbe stato assassinato da John Wilkes Booth nel 1865 in quanto nella ucronia non sarebbe stato rieletto nel 1864, forse neanche se la guerra fosse finita nel 1862 o 1863. La sopravvivenza di Lincoln è tutt'oggi uno dei temi ucronici più discussi negli Stati Uniti, esattamente come a 98 anni di distanza l'assassinio di John Fitzgerald Kennedy.

La capitale della Confederazione sarebbe rimasta Richmond in Virginia ma a causa della sua vicinanza con il confine nordista probabilmente in caso di guerra sarebbe stata spostata a Montgomery in Alabama, nel cuore del Sud, città che per un certo periodo durante la guerra di secessione americana fu veramente capitale degli Stati Confederati d'America. Sorte simile sarebbe probabilmente toccata anche agli Stati Uniti per il fatto che essendo Washington D.C. nel Distretto di Columbia, direttamente confinante con la Virginia, stato confederato, sarebbe stata troppo in pericolo anche in tempo di pace e per questo è logico pensare che si sarebbe presentata la necessità di trovare una nuova capitale statunitense più a nord e meglio riparata, come Filadelfia, New York o Boston.

Tornando ai confederati, alle seconde elezioni presidenziali che si sarebbero tenute nel 1867 (il mandato presidenziale confederato era di sei anni senza possibilità di rielezione) si sarebbe delineato il primo andamento politico della Nazione e tra i possibili candidati a succedere a Jefferson Davis gli storici hanno indicato il suo vicepresidente Alexander Hamilton Stephens, i politici Judah Philip Benjamin, Benjamin G. Humphreys, John C. Breckinridge i generali Robert Edward Lee e James Longstreet o addirittura proprio Nathan Bedford Forrest, che in caso di vittoria confederata, probabilmente non avrebbe fondato il suo movimento razzista.

Gli Stati Confederati d'America comunque sarebbero diventati stretti alleati di britannici e francesi per il forte legame commerciale del cotone e forse sarebbero riusciti a creare un legame ancora più solido di quello nella nostra realtà storica con gli Stati Uniti.
Tuttavia il continente nordamericano si sarebbe trasformato ben presto in una polveriera pronta a esplodere esattamente come l'Europa durante la Belle Époque a cavallo tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento a causa delle dispute territoriali dei ricchissimi territori del Far West anche se è naturale pensare che gli Stati Confederati d'America, pur di evitare una nuova guerra dopo essere usciti per miracolo dalla guerra di secessione, non avrebbero cercato di impossessarsi di quelle aree chd già erano sotto la giurisdizione statunitense prima della guerra, ovvero prima della nascita della Confederazione stessa.

Al contrario, anziché dello stato di guerra fredda tra Nord e Sud, probabilmente sarebbe scoppiata la guerra diretta con il Messico, guerra che sarebbe stata chiamata probabilmente "Seconda guerra messicano-americana" o "Guerra confederato-messicana" in cui ne sarebbero usciti vincitori gli Stati Confederati che probabilmente avrebbero annesso il Sonora e il Chihuahua. I confederati inoltre avrebbero cercato di espandersi nel Mar dei Caraibi contro l'Impero spagnolo esattamente come gli statunitensi nella realtà storica nella Guerra ispano-americana ma al contrario Cuba sarebbe probabilmente stata annessa alla Confederazione anziché mantenerla come protettorato per molto tempo.

Il corso del XX secolo invece fa sorgere i maggiori dubbi. Gli storici sono concordi che si sarebbe combattuta una nuova guerra tra Stati Uniti e Stati Confederati nell'ambito della Prima guerra mondiale con i primi alleati con l'Impero tedesco per via del gran numero di cittadini di origine tedesca e i secondi con britannici e francesi, mantenendo così saldo il legame. Non si sa come sarebbe potuto essere l'esito di questa guerra in quanto gli Stati Confederati non avrebbero avuto di nuovo possibilità di sopraffare il Nord, soprattutto con la possibilità di una vendetta del Messico a sud e i britannici impegnati in Europa e con le truppe in Canada troppo distanti per fornire un adeguato supporto. Comunque sia gli storici sono concordi che gli Stati Confederati sarebbero usciti vivi dalla Grande Guerra, sconfitti o con la possibilità di un armistizio con cessioni territoriali, probabilmente di interi stati.

Non si sa che linea avrebbe preso la politica confederata nel primo dopoguerra, se fosse rimasta salda la storica società conservatrice o se avesse abbracciato l'autoritarismo di stampo fascista come altri paesi del mondo dell'epoca. Harry Turtledove ipotizza la seconda possibilità, creando il personaggio di Jacob "Jake" Featherston, una sorta di Adolf Hitler della Confederazione, di cui ne riprende molti cenni biografici. Il dittatore riarma l'esercito confederato e inizia una campagna di persecuzione contro gli ebrei e i neri.

Il ruolo degli Stati Confederati d'America nella Seconda guerra mondiale è ancora più incerto; Turtledove nella sua saga fa entrare la Confederazione nell'Asse al fianco della Germania nazista contro gli Stati Uniti e gli Alleati in generale e di cui ne predice la sconfitta entro il 1944 con la completa resa e occupazione degli stati meridionali. Ed è qui che Turtledove conclude la sua saga con la riammissione di tutti gli ex Stati Confederati nell'Unione eccetto il Texas che mantiene la propria indipendenza, sebbene schiacciato dagli Stati Uniti.

Per gli storici che invece sostengono che gli Stati Confederati si sarebbero schierati con gli Alleati, Nord e Sud trovano la definitiva riconciliazione con il progressivo "disgelo" anche se rimane comunque uno stato di diffidenza reciproca e al termine del conflitto la Confederazione sarebbe stata tra gli stati fondatori dell'ONU.

Durante la Guerra Fredda gli Stati Confederati sarebbero stati una della Nazioni capoliste del Blocco occidentale e una delle principali nazioni impegnate nelle campagne anticomuniste esattamente come gli Stati uniti nella nostra realtà storica. Potremmo addirittura immaginare soldati confederati in Corea e Vietnam.

Ad oggi secondo molti storici gli Stati Confederati d'America non sarebbero una Nazione ricca come gli Stati Uniti ma comunque una Nazione del Primo Mondo.

Note[modifica]


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  1. McPherson, 1988, p.855.
  2. James McPherson, "Why did the Confederacy Lose?". p&ndsp:?.


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