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Faziosità

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Il termine fazioso si riferisce ad un individuo amante di divisioni popolari in fazioni. È usato per riferirsi a chi, in modo privo di oggettività, subordina tutto alla propria ideologia tendendo ad essere intransigente e settario[1].

Origine e uso del termine[modifica]

Il termine deriva dal latino factiosus (der. di factio -onis «fazione»)[2].

Politica[modifica]

L'ambito più affine al termine è quello politico, dove per fazioso si intende un soggetto che sostiene, sempre senza obiettività, un partito politico (logicamente quello di appartenenza), o generalmente espone, difende o appoggia ideali fortemente di parte, spesso e volentieri in modo acritico, risultando alle volte estremista agli occhi del pubblico[3].

Secondo James Madison, in un saggio a lui attribuito, appartenente alla raccolta intitolata The Federalist, pubblicata a commento della Costituzione americana, la faziosità è una qualità intimamente connessa alla natura umana e non può essere eliminata, se non a discapito della privazione delle libertà individuali del cittadino, che lo stato ha invece compito di preservare.[4].

Gennaro Pesante porta un rapido esempio su come si dev'essere di parte spiegando la faziosità nel suo Manuale per diventare perfetti uomini politici ponendo due uomini appartenenti allo stesso partito politico, ma uno è più di parte rispetto all'altro.[5]

In Italia, in particolare, il giornalismo politico è sempre stato reputato come tendenzialmente fazioso: la ragione è da ricercarsi nel fatto che in questa nazione è prevalso un modello di giornalismo ibrido tra informazione e propaganda e che i giornalisti abbiano sempre dato per scontata l'impossibilità di raggiungere obiettività ed imparzialità dell'informazione[6]. Nel 1982 Giampaolo Pansa scrisse sul quotidiano la Repubblica un articolo intitolato Giornalisti dimezzati in cui sostenne che il giornalismo di informazione fosse sempre più malato di faziosità politica e che lo scopo del giornalista non fosse più quello di produrre e vendere notizie pulite[7].

Religione[modifica]

Nel 2014, Cinzia Randazzo scrive un libro di letteratura patristica[8] contrassegnando la faziosità all'origine di tutti i mali in quanto porterebbe un uomo a rimanere ancorato alle sue posizioni, a rimanere chiuso in sé stesso.

Un esempio che riporta, riguarda la storia di Adamo ed Eva in cui Adamo, chiudendosi in sé stesso, rifiutò la chiamata divina alla libertà decidendo di seguire Eva ed il serpente (simboleggianti la falsa verità)[8].

Moda[modifica]

Troviamo altresì utilizzato questo termine all'interno di un contesto prettamente estetico, in particolare nel campo della moda. Paola Colaiacomo pubblica nel 2007 L'eleganza faziosa: Pasolini e l'abito maschile[9] dove analizza l'uso che fa Pier Paolo Pasolini della parola: «Faziosa è la passività con la quale i giovani assorbono i nuovi modelli di vita imposti dal capitalismo, così come l'aria tronfia dei borghesi agiati», con questa frase lascia chiaramente alludere ad un moderno fenomeno di Dandismo. In altre parole, in questo uso del termine, faziosità sarebbe un aggettivo riferito a chi ossessionato dalla propria apparenza.

Casi storici[modifica]

Negli anni '50 l'affermarsi del Maccartismo fu incentivato da un diffuso atteggiamento fazioso di svariate testate giornalistiche statunitensi, tra cui il Chicago Tribune, i cui giornalisti diedero ampio spazio e supporto a Joseph McCarthy nei loro editoriali, a discapito dell'imparzialità dell'informazione e della separazione tra descrizione del fatto e opinione personale: a conferma di ciò, molti tra questi giornalisti faziosi abbandonarono le loro testate per entrare alle dirette dipendenze del senatore americano[10].

Nel 1991, il giornalista Giuliano Ferrara rilasciò delle dichiarazioni sostenenti che il giornalismo sia manipolazione, in quanto i giornalisti sono inevitabilmente al servizio dei rispettivi editori, piuttosto che della verità[11]. Il giornalista Michele Santoro, in risposta alla proposta della Rai di assegnargli un nuovo programma di approfondimento giornalistico in sostituzione di Sciuscià, chiuso successivamente a seguito dell'editto bulgaro, negò questa possibilità rivendicando il suo diritto alla faziosità[12]. Nicola Porro, nel 2018, affermò che l'obiettività del giornalismo fosse "una bufala" perché ognuno ha un partito culturale di provenienza[13].

Note[modifica]

  1. Sabatini Coletti, Fazioso, su dizionari.corriere.it.
  2. Dizionario Treccani, Fazioso, su treccani.it.
  3. Wikizionario, Fazioso, su it.wiktionary.org.
  4. Dino Costantini, La democrazia dei moderni: storia di una crisi, Firenze University Press, 2012, ISBN 9788866552307.
  5. Gennaro Pesante, Più allodole per tutti. Manuale per diventare perfetti uomini politici, Fara Editore, 2003, ISBN 9788887808520.
  6. Philip Meyer, Giornalismo e metodo scientifico. Ovvero il giornalismo di precisione, Armando Editore, 2006, ISBN 9788883589072.
  7. Giampaolo Pansa, Carta straccia (VINTAGE): Il potere inutile dei giornalisti italiani, Rizzoli, 2015, ISBN 9788858620502.
  8. 8,0 8,1 Cinzia Randazzo, Il problema del male alle origini del cristianesimo: possibili piste di soluzione, Youcanprint, 2014, ISBN 9788891159625.
  9. Paola Colaiacomo, L'eleganza faziosa: Pasolini e l'abito maschile, Marsilio, 2007, ISBN 9788831793612.
  10. Sciltian Gastaldi, Assalto all'informazione. Il maccartismo e la stampa americana, Effepi Libri, 2006, ISBN 9788860020031.
  11. Wolfgang M. Achtner, Democrazia e telegiornali: il giornalismo come servizio pubblico, Morlacchi Editore, 2006, ISBN 9788860740281.
  12. Peter Gomez e Marco Travaglio, Regime, in Biblioteca Universale Rizzoli Futuro Passato, Rizzoli, ISBN 9788858602072.
  13. Marco Castoro, Intervista a Nicola Porro: “Par condicio legge contra personam”, su marcocastoro.it, 12 febbraio 2018.

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