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Bohumil Horáček

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Biografia[modifica]

Frequentò il ginnasio a Velehrad, nel 1929 entrò nella Compagnia di Gesù, apparteneva alla Provincia polacca dei Gesuiti, nel 1939 fu ordinato Ieromonaco di rito bizantino, nel 1940 viene nominato il vicerettore al seminario dei gesuiti a Dubno. Durante la Seconda guerra mondiale esercita il ministero sacerdotale nei territori sovietici occupati dall'esercito della Germania nazista. A più riprese viene arrestato dalla Gestapo.

Nel 1946 prosegue gli studi al Pontificio Istituto Orientale di Roma. Si occupa degli emigranti russi e dal 1954 al 1961 è rettore del Collegium Russicum, concepito inizialmente come centro per la formazione di missionari cattolici per la Russia quando i contatti con gli ortodossi erano quasi inesistenti e diventato invece negli anni un importante centro d'incontro tra cattolici e ortodossi.[1] Horáček sosteneva che la religione ortodossa fosse ancora viva nonostante la propaganda antireligiosa condotta nell'Unione Sovietica comunista e metteva in evidenza una distinzione che spesso non era ancora compresa in Occidente (lo sarà soprattutto a partire dal Vaticano II): un conto era lo Stato comunista, un conto il popolo russo ortodosso.[1]

È fondatore della rivista «Notizie russe», in lingua italiana e russa, offrendo al lettore occidentale notizie precise sulla vita religiosa e culturale dell'Unione Sovietica.[1] Un ruolo che avvicina moltissimo Horáček a Romano Scalfi che porta avanti le stesse idee con Russia cristiana. Horáček pubblica anche il giornale «L'idea russa» («Russkaja ideja») e partecipa all'opera di edizione di libri in russo a Monaco di Baviera. Nel 1963 diventa perito del cardinale František Tomášek al Concilio Vaticano II.

Note[modifica]

  1. 1,0 1,1 1,2 Bohumil Horáček, in La Civiltà Cattolica. URL consultato il 5 settembre 2018.

Bibliografia[modifica]

  • (RU) Sjestra Arhangjela. Moi vospominanija. Milano, 1990.

Collegamenti esterni[modifica]


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