Aldo Sergiacomi
Errore Lua in Modulo:Wikidata alla linea 443: attempt to index field 'wikibase' (a nil value).Ha operato prevalentemente sul territorio marchigiano e abruzzese.
Biografia[modifica]
Aldo Sergiacomi rimane orfano della madre a sette anni e riceve la prima educazione dal padre, impiegato presso la locale Cassa di Risparmio e dalla sua seconda moglie, Bice Donati. Dopo aver frequentato le elementari viene iscritto alla scuola comunale di disegno applicato alle arti sotto la guida del prof. Ghino Leoni, allievo di Adolfo De Carolis e nel 1925 inizia a frequentare la bottega del marmista Alessandro Castellucci di S. Benedetto del Tronto, luogo in cui apprenderà le prime nozioni riguardanti la lavorazione del marmo. L’anno successivo si reca a Roma per approfondire le sue conoscenze in ambito artistico: frequenta la “Scuola Preparatoria alle arti ornamentali” e lavora presso un laboratorio di scultura. Durante il periodo romano riesce a formarsi con maestri di rilievo come Lorenzo Cozza (scultore), insegnante di plastica e discepolo dello scultore ascolano Nicola Cantalamessa Papotti; Tito Ridolfi, insegnante di disegno; ma soprattutto Angelo Zanelli, autore del fregio del Vittoriano. Nel 1932 presta servizio militare a Reggio Emilia e si aggrega alla banda musicale del reggimento, in quanto aveva appreso, da ragazzo, le prime nozioni di musica sotto la guida del maestro Umberto Cavina, direttore della banda di Offida. Una volta tornato nella città natale eserciterà il suo mestiere di scultore fino alla morte, realizzando opere principalmente in marmo e bronzo su committenza sia pubblica che privata. Muore ad Offida nel 1994.[1]
Le opere[modifica]
Le prime opere (1933-1949)[modifica]
Le prime commissioni sono legate al suo comune di origine, Offida. Inizia da due stemmi in pietra per la facciata del Palazzo Comunale, uno rappresentante la Casa Savoia e l'altro il Comune; in seguito, nel 1934, gli viene commissionata la realizzazione dell'altare marmoreo della chiesa di S. Agostino di Offida in cui mette in pratica gli insegnamenti del periodo di studio romano. I punti di riferimento artistici di Aldo Sergiacomi, come si legge da alcuni scritti di critici d’arte[2], sono la scultura barocca del Bernini a Roma, ma anche l’artista senese Giovanni Duprè. Il periodo di lavoro che segue il suo ritorno ad Offida non è costante a causa dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale. In quegli anni la sua produzione artistica è caratterizzata principalmente da iscrizioni di lapidi e sculture in marmo eseguite per monumenti funerari.
La maturità artistica (1950 - 1963)[modifica]
A partire dagli anni Cinquanta, grazie anche alla ricostruzione post-bellica, Aldo Sergiacomi riprende la sua attività artistica stimolata da committenze sia civili che religiose o private. Nel 1952, in memoria del padre venuto a mancare due anni prima, realizza per la tomba di famiglia una Via crucis di terracotta in seguito fusa in bronzo. I modelli vengono donati alla chiesa di S. Agostino di Offida e sono gli stessi che anni dopo Vittorio Sgarbi, critico d'arte, giunto nel Piceno per la presentazione del suo libro, apprezzerà particolarmente. Durante la trasmissione Telemike del 26 dicembre 1991 Sgarbi affermerà: «In una chiesa di Offida, vidi una Via Crucis di tale finezza che mi colpì; chiesi allora di conoscerne l’autore che era appunto Aldo Sergiacomi. La Via Crucis era datata 1952, l’anno in cui sono nato io, quindi questo strano collegamento mi ha indotto a conoscerlo. Ed egli mi ha regalato questa singolare scultura»[3]. La scultura di cui Sgarbi parla è un busto di gesso patinato rappresentante Erode. Altro lavoro artistico rilevante di questo periodo è la decorazione di una nota pasticceria di S. Benedetto del Tronto, i Saloni Giammarini, oggi sede del Centro Studi Accademia Risorgimento. I bassorilievi hanno un’ambientazione marittima con scene di pesca e raffiguranti antichi miti greci come il trionfo di Bacco e Arianna, le Baccanti o le gesta del dio Nettuno.
Dal marmo al bronzo (1963 -1982)[modifica]
Durante la sua carriera artistica Sergiacomi lavora con diversi materiali, marmo, gesso, terracotta, legno, ma gli anni Sessanta segnano un significativo passaggio dal marmo al bronzo, materiale che utilizzerà principalmente nelle opere richieste da grandi committenti pubblici o ecclesiastici. Nel 1963 realizza il portale della Chiesa del Cuore Immacolato di Maria di Ascoli Piceno, raffigurante scene della vita di Maria, soggetto spesso rappresentato nei vari portali realizzati nel corso della sua vita: in totale sette. Negli anni Settanta è la volta del portale della Chiesa del Sacro Cuore Immacolato di Teramo e poi del portale principale della Cattedrale di Fermo (1980)[4]. La parte laterale di quest’ultimo verrà inaugurata postuma nel 1995 perché completato dopo la morte di Sergiacomi da una sua allieva, Fausta Derna Perozzi. Seguono altri portali come quello della Chiesa di S. Egidio alla Vibrata del 1985 e infine quello per la chiesa di S. Agostino di Offida, dedicato al Miracolo Eucaristico e a quattro santi particolarmente venerati nella città di Offida: S. Agostino, a cui è intitolata la chiesa, S. Leonardo che è il patrono della città e due concittadini beatificati, il Beato Corrado e il Beato Bernardo.
I monumenti[modifica]
Sebbene le committenze religiose abbiano occupato una parte estremamente rilevante, l’attività dell’artista non si esaurisce in esse. In bronzo realizza vari monumenti dedicati ai Caduti di Guerra: ne troviamo in vari paesi marchigiani come Massignano, Monsampolo del Tronto, Fermo e Force . Di grande rilevanza anche le statue dedicate a personaggi di interesse storico o religioso. Tra queste ricordiamo quella dell'eroe sudamericano Simon Bolivar collocata a Villa Pigna di Folignano e realizzata nel 1984 e la statua di papa Sisto V a Grottammare. La mano dell’artista si sofferma anche sul racconto del suo territorio e delle sue usanze. Diverse sono le opere bronzee che raccontano i mestieri: una delle più famose è il Monumento alle Merlettaie realizzato nel 1983 e situato all'ingresso della città di Offida. Il gruppo illustra uno scorcio di vita paesana e raffigura tre donne di generazioni diverse intente a lavorare il tombolo, il ricamo tradizionale della città di Offida. Sergiacomi allude all’importanza della trasmissione dei mestieri e delle tradizioni alle generazioni future. Artisticamente rilevante è anche il monumento “La Retara” di S. Benedetto del Tronto, raffigurante una donna che ripara reti da pesca e Il Sogno del Pescatore, un complesso artistico che raccoglie tre figure: dal basso il pescatore sostiene una donna e il figlio.
La tecnica[modifica]
La tecnica usata da Sergiacomi per realizzare le sue opere in bronzo è la fusione a cera persa, nota fin dall’antichità, ma tornata in auge in Occidente solo a partire dal periodo rinascimentale. Sergiacomi era solito realizzare prima modellini plastilina per studiare la fattibilità del progetto, in seguito veniva realizzato un bozzetto necessario per la realizzazione dei negativi in gesso a grandezza naturale che costituiscono il primo stampo. Da questo momento in poi, sotto la supervisione dell'artista, il lavoro principale veniva affidato a maestranze specializzate. Lo stampo realizzato dall'artista è necessario alla costruzione di una copia in cera, la quale sarà ritoccata nei particolari e poi ricoperta di un materiale capace di resistere alle temperature di fusione, spesso l'argilla. Alla cera si collegano dei canali affinché il metallo scelto arrivi in tutti i punti desiderati. In seguito, la forma viene messa in forno per far sì che l'argilla indurisca e la cera si sciolga. L’ultimo passaggio consiste nel colare il bronzo nella forma. Aldo Sergiacomi ha collaborato con molte fonderie, le più note sono la fonderia Battaglia a Milano, Marinelli di Firenze, Bruni di Roma e Paoletti di Ancona.
Il museo[modifica]
Il 21 settembre 1996 è stato inaugurato ad Offida il Museo Aldo Sergiacomi, situato in via Ischia 24, nell'edificio in cui Aldo Sergiacomi ha lavorato e abitato. Il museo è stato inizialmente allestito dalla moglie Licia Antimiani[5] e in seguito acquistato da Gabriele Gabrielli che lo ha trasformato nei Laboratori didattici ‘Museo Aldo Sergiacomi". Oggi il museo è curato dalla Fondazione Lavoroperlapersona che ne ha la gestione, attraverso un comodato d’uso gratuito. Il Museo si compone di quattro sale all'interno delle quali le opere sono state esposte seguendo un criterio geografico-tematico.[6]
Elenco delle opere di Aldo Sergiacomi sul territorio[modifica]
Offida[modifica]
- 1934 - Altare della Chiesa S. Agostino
- 1951 - Tabernacolo in marmo, Chiesa Collegiata
- 1952 - Via crucis in terracotta, Santuario Eucaristico di S. Agostino
- 1971 - Altare, ambone, balaustra del Santuario del Beato Bernardo in pietra Manoppello
- 1983 - Monumento alle Merlettaie
- 1993 - Monumento in bronzo per il Beato Bernardo
- 1994 - Portale in bronzo della Chiesa S. Agostino
Grottammare[modifica]
- 1985 - Monumento a Papa Sisto V in bronzo e travertino
S. Benedetto del Tronto[modifica]
- 1955 - Altorilievo in stucco “Il trionfo di Bacco e Arianna" Saloni ex Pasticceria Giammarini
- 1982 - Monumento "Il Sogno del pescatore"
- 1991 - Monumento alla "Retara"
Montefiore dell’Aso[modifica]
- 1968 - Altorilievo in marmo per l’altare della Chiesa di S. Lucia
Ascoli Piceno[modifica]
- 1960 - Scultura di S. Giovanni Battista Chiesa di S. Tommaso Apostolo
- 1962 - Reliquiario in bronzo a forma di braccio benedicente Chiesa di S. Tommaso Apostolo
- 1963 - Portale in bronzo per Chiesa del "Cuore Immacolato"
S. Egidio alla Vibrata[modifica]
- 1985 - Portale in bronzo della Chiesa del S. Cuore S.Egidio alla Vibrata
Folignano[modifica]
- 1984 - Monumento a Simon Bolivar
Teramo[modifica]
- 1967 - Altare in marmo Chiesa del "Cuore Immacolato di Maria"
- 1967 - Tabernacolo Chiesa del "Cuore Immacolato di Maria"
- 1974 - Via crucis e crocifisso Chiesa del "Cuore Immacolato di Maria"
- 1978 - Portale centrale e laterali in bronzo per Chiesa del "Cuore Immacolato di Maria"
Fermo[modifica]
- 1992 - Monumento ai caduti di aria, terra e mare “Il fante, il marinaio e l'aviatore”
- 1980 - Portale in bronzo del Duomo di Fermo
Loreto[modifica]
- 1987 - Stele marmorea all'interno della Basilica di Loreto
- 1989 - Candelabro UNITALSI all'interno Basilica di Loreto
Premi e riconoscimenti[modifica]
Nel 1982 gli è scelto come vincitore del premio nazionale la Quercia d'Oro per meriti artistici. Il 21 ottobre 1989 gli viene conferito a Grottammare il premio “Pericle Fazzini[7]” per l’arte liturgica. Dopo la sua morte, il 6 ottobre 1994 gli viene riconosciuta l'onorificenza di Commendatore all'ordine al merito della Repubblica[3].
Le mostre[modifica]
- Mostra d'arte regionale, Ascoli Piceno, 27 agosto 1947
- Mostra mandamentale, Offida, 6- 16 luglio 1952
- Mostra delle immaginette sacre: "Il cuore nell'iconografia religiosa popolare" organizzata Cooperativa Culturale "Confronto e Rinnovamento", Campofilone, 1986.
- Mostra Antologica dello scultore Aldo Sergiacomi (1934-1989) in seguito al conferimento del premio Pericle Fazzini, Grottammare, 21 ottobre- 5 novembre 1989
- Mostra "Il sacro nella pittura e nella scultura", Loreto, 14 dicembre - 6 gennaio 1992
- Mostra “Facce di Bronzo”, mostra curata da Vittorio Sgarbi, Galleria Benassati Arti Visive, Modena, maggio 1992
- Mostra Antologica in occasione dell'ottantesimo compleanno, Offida, 27 luglio - 6 settembre 1992
- Mostra "Scultura marchigiana da dopoguerra ad oggi", Mole Vanvitelliana, Ancona, 18 luglio - 15 settembre 1998
Bibliografia[modifica]
- Carducci L., Premici G., Aldo Sergiacomi scultore, Media Print 2000, Grottammare, 1992.
- Sergiacomi G., Antimiani L. (a cura di), Aldo Sergiacomi. Messaggero Previdenziale, Grafiche Angelini, Ascoli Piceno, 1998.
- Caselli C., Uno spicchio di Rinascimento, in ARTE ITALIANA CONTEMPORANEA, Vol. 8, Marche-Puglia - Ed. La Ginestra, Firenze, 1977, pp. 595 -597.
Note[modifica]
- ↑ Luciano Carducci e Giancarlo Premici, Aldo Sergiacomi scultore, Grottammare, Media Print 2000, 1992.
- ↑ Giuseppe Santarelli, L'itinerario artistico di Aldo Sergiacomi, in Il Messaggero della Santa Casa, 1987, pp. 270-71.
«Questi cenni biografici fanno intravedere la matrice culturale e ispirativa del Sergiacomi: un'arte figurativa sul sicuro solco classico che attraversa esperienze ottocentesche del Canova, del Bernini e del Duprè, nutrita di forti contenuti, non sdegnosa di accenti veristici, ed espressa in forme pacate e limpide, senza contorsioni e affanni di sperimentazioni spregiudicate». - ↑ 3,0 3,1 Giuseppe Sergiacomi e Licia Antimiani (a cura di), Aldo Sergiacomi. Messaggero provvidenziale, 1998, p. 51.
- ↑ La porta santa, su cattedralefermo.it.
- ↑ MUSEO ALDO SERGIACOMI, su Case Museo Marche, 22 giugno 2019. URL consultato il 25 febbraio 2021.
- ↑ Il museo Aldo Sergiacomi, su museosergiacomi.it.
- ↑ Istituito dalla diocesi di S. Benedetto del Tronto-Ripatransone-Montalto e dal comune di Grottammare.
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