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Vittorio Zatti

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Vittorio Zatti
9 luglio 1887
Nato aCison di Valmarino
Dati militari
Paese servitoItalia Italia
Forza armataRegio Esercito
ArmaArtiglieria
GradoGenerale di corpo d'armata
GuerreGuerra italo-turca
Prima guerra mondiale
Seconda guerra mondiale
CampagneInvasione della Jugoslavia
BattaglieBattaglia del Solstizio
Comandante di57ª Divisione fanteria "Lombardia"
Decorazionivedi qui
Studi militariRegia Accademia di Artiglieria e Genio di Torino
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Biografia[modifica]

Nacque a Cison di Valmarino, provincia di Treviso, il 9 luglio 1887.[1] Si arruolò nel Regio Esercito nel 1904 iniziando a frequentare come Allievo ufficiale la Regia Accademia Militare di Artiglieria e Genio di Torino, da cui uscì con il grado di sottotenente, assegnato all'arma di artiglieria, il 14 settembre 1908.

Nel 1911-1912 partecipò alla guerra italo-turca, come tenente, venendo decorato con la Medaglia di bronzo al valor militare e successivamente alla prima guerra mondiale dapprima come capitano e poi maggiore in forza al comando della 4ª Armata. Al termine del conflitto risultava decorato di una Medaglia d'argento e di una Croce di guerra al valor militare.

Dopo un servizio come ufficiale di Stato maggiore, fu promosso colonnello il 16 giugno 1934, assumendo prima il comando del 5° Reggimento di artiglieria contraerea,[1] poi del 26° Reggimento di artiglieria, per infine ritornare allo Stato maggiore del Regio Esercito.

Promosso generale di brigata il 30 giugno 1936, venne assegnato al III Corpo d'armata di Milano,[1] quale comandante dell'artiglieria, dove lo colse la dichiarazione di guerra a Francia e Gran Bretagna del 10 giugno 1940.

Dal gennaio 1941 assunse a Pola il comandò della 57ª Divisione fanteria "Lombardia",[1] conducendola poi nell'invasione della Jugoslavia nell'aprile seguente. La Divisione "Lombardia" fu poi impegnata intensamente in Croazia come forza da occupazione. Il 1° gennaio 1942 fu promosso generale di divisione, permanendo al comando della Grande Unità sino al maggio 1943, quando rimpatriò sostituito dal generale Pietro Scipione.

Dopo la caduta del fascismo, a partire dal 25 agosto 1943 curò a Roma lo scioglimento della Milizia Volontaria Sicurezza Nazionale, le cui unità vennero incorporate nel Regio Esercito.[1]

Il 2 giugno 1956, su proposta della Presidenza del Consiglio dei ministri, fu insignito del titolo di Grande ufficiale dell'Ordine al merito della Repubblica Italiana

Onorificenze[modifica]

Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria Medaglia d'argento al valor militare
«Ufficiale dell'ufficio informazioni del comando di un'armata, oltre ad adempiere in modo esemplare e con ottimo rendimento i compiti d'ufficio, ha eseguito numerose ricognizioni sulla fronte in condizioni di situazione, di terreno e di clima difficili e pericolose. Si è spinto, di sua iniziativa, per ,meglio controllare dati e notizie e per ricavarne delle nuove, anche di giorno in punti particolarmente pericolosi ed oltre le nostre linee, mantenendo sempre un contegno che fu di esempio ai presenti. Riportò sempre notizie esatte che furono di prezioso ausilio all'opera dell'ufficio.Fronte del Grappa, novembre 1917-novembre 1918
Medaglia di bronzo al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria Medaglia di bronzo al valor militare
«Per il calmo, fermo e coraggioso contegno tenuto in batteria sotto il fuoco nemico. Fortino Lombardia (Derna), 21 luglio 1912
Croce di guerra al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria Croce di guerra al valor militare
«Per l'opera profiqua svolta, per il valido aiuto dato al comando dell'armata e le frequenti ricognizioni nelle prime linee, eseguita nel periodo di intensa preparazione a sostenere l'urto nemico, che poi si infranse contro la resistenza dei nostri. Monte Grappa, 15-16 giugno 1918
Grande ufficiale dell'Ordine al merito della Repubblica Italiana - nastrino per uniforme ordinaria Grande ufficiale dell'Ordine al merito della Repubblica Italiana
«Su proposta della Presidenza del Consiglio dei ministri»
— Roma, 2 giugno 1956[2]
Cavaliere dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro - nastrino per uniforme ordinaria Cavaliere dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro
— Regio Decreto 31 marzo 1934[3]

Note[modifica]

Annotazioni[modifica]

Fonti[modifica]

  1. 1,0 1,1 1,2 1,3 1,4 Generals.
  2. Sito web del Quirinale: dettaglio decorato.
  3. Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia n.29 del 4 febbraio 1935, pag.18.

Bibliografia[modifica]

  • Luigi Cadorna, La guerra alla fronte italiana. Vol. 1, Milano, Fratelli Treves editori, 1921.
  • Luigi Cadorna, La guerra alla fronte italiana. Vol. 2, Milano, Fratelli Treves editori, 1921.
  • Alberto Cavaciocchi e Andrea Ungari, Gli italiani in guerra, Milano, Ugo Mursia Editore s.r.l., 2014.
  • Angelo Del Boca, Gli Italiani in Libia. Tripoli bel suol d'amore. 1860-1922, Bari, Laterza, 1986.

Collegamenti esterni[modifica]

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