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Teofilo Barla

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Biografia[modifica]

Nato nel quartiere di San Rocco, divenne orfano all'età di due anni: suo padre Jean Baptiste annega nel fiume sorpreso a pescare le carpe di frodo. Fu allevato dalla madre Margherita Occhiena e rimase con lei fino a quando la vedova conobbe nel 1810 Filiberto Bodritti, un ufficiale che prestava servizio nel Corpo Reale degli Ingegneri di Casa Savoia inviato ad Asti da Torino con il compito di progettare la destinazione d'uso a caserma di tre antichi edifici di culto dismessi che sorgevano nel citato quartiere[1].

Filiberto Bodritti si adoperò affinché l'orfano trovasse impiego presso la Corte Reale e nello stesso anno il giovane Teofilo venne accolto in qualità di sguattero (aiutante) nelle cucine di Casa Savoia.

Barla ricoprì tale incarico per 37 anni, regnanti Vittorio Emanuele I, Carlo Felice e Carlo Alberto fintanto che quest'ultimo gli conferì nel 1848 l'incarico di Maître Pâtissier et Confiseur Royal e lo pose alle dirette dipendenze del Capo di Cucina Giovanni Vialardi il quale evitò che il suo sottoposto fosse allontanato con ignominia dalle Cucine Reali in seguito a un serio incidente occorso nel febbraio 1851 durante un banchetto che ebbe luogo nel castello di Garessio al termine di una battuta di caccia condotta da Vittorio Emanuele II.

Barla preparò per l'occasione una polenta alla moda della Valle di Aosta, la presentò maldestramente in tavola rovesciandone in parte sulle gambe di alcuni commensali e fu declassato seduta stante a guattero per ordine del sovrano[2].

Sperando di ritornare nelle grazie reali, decise di pubblicare un trattato di cucina: «Il Confetturiere, l'Alchimista, il Cuciniere piemontese di real casa Savoia» con 100 ricette e in effetti nel 1854 riuscì a dare alle stampe il libro a sue spese, suddiviso in tre tomi, presso un anonimo tipografo che era quasi con certezza qualcuno che lavorava nella Stamperia Reale di Torino[3].

Implorando di essere riconfermato nell'incarico che gli era stato revocato, dedicò il libro a Vittorio Emanuele, Re di Sardegna (poi d'Italia) e all'Aiutante Capo Cuoco e Pasticciere Giovanni Vialardi che poco tempo prima si era ritirato a vita privata.

Il libro di Barla consta di tre tomi: «Il Confetturiere piemontese di Real Casa Savoia ovverosia del modo di confettare frutti diversi in diverse maniere», «L'Alchimista piemontese di Real Casa Savoia ovverosia del modo d'ottenere diversi elixir in diverse maniere» e «Il Cuciniere piemontese di Real Casa Savoia ovverosia del modo di cucinare diverse carni di terra, di aria e di aqua in diverse maniere seguito da: il modo d'approntare quattro bianco mangiare in quattro diverse maniere»; le ricette contemplate sono cento, 32 per ognuno dei primi due tomi e 36 per il terzo, di cui 4 concernenti il bianco mangiare[4].

Non si sa quali furono le reazioni da parte di Casa Savoia quando Teofilo Barla presentò il suo libro a Corte, salvo quella di mandare al rogo un centinaio di copie dell'opera destinate alla Biblioteca Reale e non è dato sapere di come il libro venne accolto dai lettori, ammesso che ne abbia avuti, in quanto risulta che quasi tutti i volumi residui siano stati ritrovati nell'ultima dimora dell'autore: però è noto che in quello stesso anno Giovanni Vialardi pubblicò il suo «Trattato di Cucina, Pasticceria moderna, Credenza e relativa Confettureria» contenente oltre 2.000 ricette, che questo libro ebbe grande successo e le che le sue numerose ristampe sicuramente non concessero spazio commerciale per altri testi su analoghi argomenti.

Teofilo Barla, che aveva sperato di ritornare nelle grazie del sovrano, non raggiunse lo scopo prefissosi, divenne abulico, indolente e litigioso e ciò causò il suo allontanamento dalle cucine dei Savoia come risulta da un Regio Biglietto del settembre 1865: «L'accidia e la superbia con le quali il guattero Barla ammesso nel 1810 al Nostro Servizio attende al disimpegno dei propri doveri ha incontrato la Nostra riprovazione, eppertanto egli sia destinato quale stalliere di lettiera presso la Nostra Reale Palazzina di Caccia di Stupinigi coll'annuo stipendio di lire trecentosessanta

In una giornata dell'agosto 1872 Teofilo Barla si recò sulle rive del fiume Sangone - che scorre nei pressi di Stupinigi - per praticare l'abituale pesca di frodo con cui integrava l'esiguo stipendio (nel 1816 percepiva 400 lire annue che divennero 1.050 quando ricoprì l'incarico di Maître Pâtissier et Confiseur per poi essere ridotte a 560 quando fu declassato nel 1851).

Scoperto, inseguito e catturato da due Carabinieri Reali, tentò la fuga; una delle guardie lo inseguì, inciampò in un arbusto e, perso l'equilibrio, spinse involontariamente in acqua lo stalliere che, non sapendo nuotare, perì tra i flutti.

Dopo vent'anni, il 29 agosto 1872 i destini dell’ex Maître Pâtissier et Confiseur e dell'ex Capo Cuoco e Pasticcere di Casa Savoia si incrociarono nuovamente: infatti nello stesso giorno del decesso di Teofilo Barla, Giovanni Vialardi si spegneva serenamente nella sua casa di Brusasco munito dei conforti religiosi, ricco, famoso e circondato dall'affetto dei sette figli (dei quali Barla fu padrino di battesimo) e di oltre un centinaio fra nuore, generi, nipoti e pronipoti.

Bruno Armanno Armanni ha lavorato sull'ultima copia rimasta del suo ricettario e l'ha data alle stampe.[5][6]

Pubblicazioni[modifica]

  • Teofilo Barla, Il confetturiere, l'alchimista, il cuciniere piemontese di Real Casa Savoia, riedizione 2011 a cura di G. Roversi, Forni editore, Torino, autostampato, 1854.

Note[modifica]

  1. Torinosette: Storie di città, su lastampa.it, 12 maggio 2017. URL consultato il 9 agosto 2018.
  2. Gian Paolo Spaliviero, Dolci, biscotti, pane e polenta con la farina di mais - Piemonte. URL consultato il 9 agosto 2018.
  3. Il cuoco inventore, su Academia Barilla. URL consultato il 9 agosto 2018.
  4. Manicardi N, Le 100 ricette perdute e ritrovate di Teofilo Barla, su pubblicitaitalia.com. URL consultato il 9 agosto 2018.
  5. Bruno Gambarotta, Torinosette: Storie di città, su LaStampa.it, 12 maggio 2017. URL consultato il 22 giugno 2017.
  6. Il cuoco inventore, in Academia Barilla - l’arte della gastronomia italiana. URL consultato il 22 giugno 2017.


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