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Sa pramma pintada

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Sa pramma pintada, è termine sardo, traducibile in italiano la palma intrecciata, indicante un oggetto rituale tradizionale formato da rami di palma recisi e intrecciati tra di loro, in modo da creare dei simboli particolari collegati a un elemento concettuale astratto. In Sardegna è un rito cristiano tradizionale della domenica delle palme, giorno in cui Gesù, secondo la tradizione cristiana, fece il suo ingresso a Gerusalemme, accolto dal popolo con rami di palma.

Intreccio con due rigonfiamenti

Origini[modifica]

Della benedizione delle palme e di una processione per la festività della domenica delle Palme si hanno notizie già nel VII secolo. La pratica dell'intreccio si diffuse in varie zone d'Italia, ad esempio in Liguria, dove le palme crescono spontanee.[1] In Sardegna la tradizione dell'intreccio si sviluppò facilmente, poiché vi crescono molte piante spontanee ed erbe palustri, adatte a essere intrecciate. Quest'arte antichissima è nata come necessità familiare, per realizzare oggetti di uso quotidiano, come lacci, corde, cesti,[2] stuoie, recipienti per il lavoro agricolo, per la costruzione di piccole imbarcazioni e capanne; più tardi la tecnica è stata usata anche per oggetti legati al culto.
Una delle prime palme utilizzate in Sardegna per l'intreccio, sin dai tempi della preistoria, era la palma nana[3] o Chamaerops humilis, mentre l'introduzione della palma da datteri Phoenix dactylifera risale alla colonizzazione fenicio-punica (VIII/X sec. a.C.).

Intorno al XIV/XV secolo si formarono delle Confraternite, associazioni di fedeli laici, con lo scopo di svolgere opere di carità e di diffondere il culto cristiano. Essi insegnavano il catechismo ai ragazzi, con l'utilizzo di materiale povero, come foglie di palma e di ulivo, per la rappresentazione di figure e di simboli che rimanevano più impressi, rispetto alle parole. I monaci e le confraternite riuscirono a coinvolgere i giovani anche nell'intreccio delle palme e nelle processioni; per questo nei giardini dei monasteri si coltivavano le palme da datteri. L'intreccio per scopo religioso si esegue con le palme e con le foglie d'ulivo. Pio V nel Messale Romano del 1570 concesse di poter tenere rami di palma durante la processione e durante la Santa Messa, nel giorno della domenica delle Palme. L'intreccio per uso religioso viene chiamato in Sardegna: filadura de pramma o pramma pintada.

Preparativi[modifica]

I preparativi iniziano sin dall'estate precedente, nei mesi di luglio e di agosto, con la fasciatura delle fronde (rami nuovi). In questa fase le foglie centrali della pianta vengono legate, in modo da evitare che i raggi solari, penetrando all'interno, possano alterare il colore giallo delle foglie. Le preparazioni si concludono il giorno della domenica delle Palme. In molti partecipano all'operazione del taglio dei rami, che avviene nelle ore più calde della giornata, quando i rami sono meno resistenti al taglio. Nella scelta delle palme si tengono in considerazione la qualità e lo stato dei rami, i quali devono essere senza macchie e con foglie di colore giallo. Terminato il taglio, i rami vengono avvolti nei sacchi e consegnati ai confratelli che li conservano sino al giovedì prima della domenica delle palme. Nella giornata dell'intreccio, i rami vengono puliti, raschiandoli con un coltello, tagliando le spine e separando la foglia in due parti uguali. Questa operazione è chiamata in Sardegna isperrade pramma (divisione della foglia della palma in due parti); di solito il compito è affidato ai principianti o ai ragazzi. Successivamente si raggruppano e si conteggiano le mezze foglie, che in seguito verranno intrecciate, a seconda delle differenti tecniche e stili e a seconda del simbolo o dell'immagine che si vuole rappresentare.

L'abilità dell'intreccio[modifica]

Gli intrecciatori,[4] in sardo chiamati in vari in modi, a seconda della zona (maistu, maista de pramas, mastru 'e prammas, filadore 'e pramas), partecipavano in gruppo ai lavori di intreccio, sia per la chiesa sia per la confraternita, mentre per la famiglia gli intrecci erano svolti, non più in gruppo, ma in solitudine. Ancora oggi, gli intrecci a scopo religioso sono molti diffusi in tutta la Sardegna. Si possono eseguire sia sul ramo (raggiungendo una lunghezza che varia dai 15 centimetri, ai 2 metri circa) che con le sole foglie, con le quali si possono eseguire degli intrecci più piccoli, ma che possono unirsi e incastrarsi insieme formando un simbolo. In base al tipo di palma utilizzato si hanno vari tipi di intrecci:

  • intrecci sul ramo di Phoenix dactylifera e P. canariensis
  • intrecci sul ramo di Phoenix dactylifera e P. canariensis, col sostegno di canna
  • intrecci con le foglie recise
  • motivi ornamentali e simbolici
  • intrecci del rametto di Chamaerops humilis (palma nana), su sostegno di canna
  • intrecci con le foglie recise di palma nana
  • intrecci con le foglie recise d'ulivo, su sostegno di canna.

Tecniche dell'intreccio[modifica]

A seconda delle tecniche utilizzate gli intrecci si distinguono in:

  • a incrocio diagonale:
    • a rigonfiamenti
    • a rigonfiamenti bifrontali o a due facce, alternate e non
    • a rigonfiamenti con cornetti e con fiocchetti
    • a rigonfiamento bilaterale con cornetti
    • a raggiera
    • a intreccio piatto e a intreccio piatto bilaterale
    • a intreccio bilaterale concavo e convesso
  • a incrocio tubulare
  • a ripiegamento
  • a treccia
  • ad incastro
  • ad avvolgimento a spirale
  • a sfilacciatura
  • a mazzetti raccolti ad archi e ondulati
Le croci

Simboli[modifica]

Alcuni esempi di simboli rappresentativi:

  • Il pesce (Su pische) rappresenta Gesù Salvatore dell'uomo
  • La pigna (S'oppinu) rappresenta il frutto dell'amore divino, la fecondità e la vita
  • Il calice, la coppa (Su calixi, Sa tassa) rappresenta il sacrificio della messa e la passione di Cristo
  • La mitra (Sa mitarredda) rappresenta il copricapo del vescovo
  • I filamenti di palma (Is pilus) rappresentano l'acqua

Tradizioni[modifica]

La benedizione delle palme avviene nel piazzale di una chiesa succursale, ad opera del parroco, mentre i confratelli collaborano per la distribuzione delle palme ai fedeli. Dopo la consegna si avviano in processione verso la chiesa parrocchiale, per la celebrazione della Santa Messa. La palma benedetta viene conservata come protezione dal male e può essere portata ovunque, ma non buttata. L'anno seguente può essere bruciata, solo dopo aver ricevuto la nuova palma.

Note[modifica]

Bibliografia[modifica]

  • Maria Nevina Dore, Ignazio Orrù, Sa pramma pintada: la cultura della palma in Sardegna, Oristano, S'Alvure, 2015, SBN IT\ICCU\CAG\2047699.

Collegamenti esterni[modifica]


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