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Pulvirenti (famiglia)

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I Pulvirenti sono una famiglia diffusa nel catanese e nobilitata nel XVIII secolo.

Con privilegio del Vicerè di Sicilia del 27 settembre 1762 Giovan Battista Pulvirenti da Catania ottenne il titolo di barone di Villa Feliciana[1]. Invero, Giovanbattista Pulvirenti ebbe donato  da Domenico Merlo il titolo di Barone agli atti di not. Antonio Maurici Cirofici di Palermo li 24 giugno 1758 e confermato dal Vicerè con il predicato di B. di Villafeliciana, poi ceduto a Ignazio Anastasi da Rometta che con Privilegio 11 giugno 1791 ebbe riconosciuto il titolo di Barone giusta sua domanda sulle terre Acqua del Bosco e Pezzagrande[2]. Giovan Battista Pulvirenti viene anche indicato come dichiaratario dell'investitura da parte di Pietro Mulè Paruzzo della Baronia e del feudo di Sittafari in data 8 marzo 1786[3].Lo stesso nel 1784 fu Avvocato Fiscale dell’Amministrazione Generale della Seta del Regno di Sicilia[4].

A Don Giuseppe Pulvirenti, suoi eredi e successori venne invece concesso con privilegio del 13 novembre 1773 il titolo di barone di Santa Teresa e forse egli stesso fu proconservatore in Belpasso nel 1786-1804[5][6].

Un Orazio Pulvirenti, dottore in legge, venne eletto senatore della città di Catania nel 1813[7]. Nel 1843 Don Francesco Pulvirenti è indicato tra i Decurioni dell’Intendenza Provinciale di Catania. Lo stesso anno Don Gregorio Pulvirenti è riportato come Giudice del Circondario della Provincia di Catania con sede Misterbianco[8].

Un altro esponente della famiglia, Gaetano Pulvirenti sposò Eufrosina Filomusi Guelfi, figlia di Francesco Filomusi Guelfi, professore di Filosofia del diritto e di Diritto civile nell’Università di Roma, Accademico dei Lincei, Senatore del Regno, autore dell’Encicopedia giuridica, noto per essere stato precettore di Vittorio Emanuele III. Gaetano Pulvirenti è famoso per i suoi studi sulle servitù prediali (tre tomi, Utet Torino 1920, con Contardo Ferrini e Antonio Butera), per i suoi Appunti dalle lezioni di materie giuridiche (Roma 1919 e Roma 1921), per le sue Nozioni di diritto per gli ingegneri (Milano Giuffré 1958), per il suo Fondamento, natura e limiti dell'azione redibitoria nel diritto civile e commerciale italiano (Città di Castello 1909), per gli studi sulle servitù di elettrodotto (L'onere delle spese per spostamento di elettrodotti reso necessario per la coesistenza di condutture ad alta e a bassa tensione, Roma 1932; Il fondo dominante nella servitù di elettrodotto, Roma 1933; Competenza giudiziaria e competenza amministrativa in tema di imposizione di servitù di elettrodotto, Roma 1934), per alcuni studi sul codice civile (Se per costruire in aderenza, ma senza appoggio, al muro altrui preesistente sul confine, sia necessario il previo acquisto della comunione del muro, Roma 1933; 1: Sull'art. 586 Cod. civ.: Limiti in cui deve essere contenuto il divieto di aprire luci sulla sopraelevazione del muro comune; 2: Sull'art. 587 Cod. civ.: Divieto di aprire vedute dirette a distanza minore della legale, estensione e limiti del suddetto divieto, Roma 1933; Sull'art. 586 Cod. civ: Limiti in cui deve essere contenuto il divieto di aprire luci sulla sopraelevazione del muro comune, Roma 1933; L'art. 571 Cod. civ. e i muri di cinta nella più recente giurisprudenza della Cassazione del Regno, Roma 1934) e per aver redatto le lezioni sulle obbligazioni parte generale (Roma 1903, Roma 1908 e Roma 1910) e sui diritti reali (Roma 1905 e Roma 1907) di Filomusi Guelfi, nonché per aver compilato le lezioni di diritto romano (1903), di diritto ereditario romano (Roma 1905) e sulla compravendita di Vittorio Scialoja (Roma 1907).

I figli di Gaetano Pulvirenti furono Francesco, noto avvocato romano più volte patrocinante dinanzi alla Corte costituzionale e Francesca (nata a Roma il 24 dicembre 1910), sposa in seconde nozze (8 giugno 1931) di Carlo Bozzi, divenuto il 18 ottobre 1962 presidente del Consiglio di Stato.

Celebri il Palazzo Pulvirenti di Pedara[9], sito tra Piazza del Popolo e via Rosario Toscano, composto da elementi settecenteschi ed ottocenteschi, oggi di proprietà del comune, che lo ha reso spazio museale ed espositivo[10]; e il Palazzo Pulvirenti di Palermo, edificio settecentesco, vicino al Collegio della Famiglia di Maria a Casa Professa[11].

Note[modifica]

  1. A. Mango, Nobiliario di Sicilia
  2. F. San Martino De Spucches, La storia dei feudi e dei titoli di Sicilia dalle loro origini ai nostri giorni, Vol. I Quadro 3 pag. 6
  3. F. San Martino de Spucches, La storia dei feudi e dei titoli di Sicilia dalle loro origini ai nostri giorni, Vol. VII, p. 481.
  4. Notizie civili, ecclesiastiche e militari del Regno di Sicilia, e di Palermo sua Capitale,  Palermo, Reale Stamperia p. 130
  5. A. Mango, Nobiliario di Sicilia
  6. F. San Martino De Spucches, La storia dei feudi e dei titoli di Sicilia dalle loro origini ai nostri giorni, Vol. X Quadro 1956 parg. 151
  7. A. Signorelli, Catania borghese nell'età del Risorgimento. A teatro, al circolo, alle urne, Franco Angeli, Milano, 2015, p. 199
  8. Almanacco Reale del Regno delle Due Sicilie, Stamepri Reale, 1840
  9. Palazzo Pulvirenti Pedara, su virtualsicily.it.
  10. Palazzo Pulvirenti, su comune.pedara.ct.it.
  11. Palazzo Pulvirenti di Palermo restaurato, su balhara.blogspot.it.


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