Pietro Psaier
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Presunta biografia[modifica]
Si afferma[1] che Psaier sia nato in Italia, nei dintorni di Roma e inizia a lavorare negli anni cinquanta disegnando automobili per Enzo Ferrari[1].
Negli anni sessanta si trasferisce a Madrid e quindi New York dove, lavorando come cameriere al Gaslight Café del Greenwich Village, incontra l'artista Andy Warhol (che lo soprannominerà "Peter l'italiano"): i due diventano così amici, che Psaier frequenterà spesso "The Factory", lo studio di Warhol[1].
Durante gli anni settanta, Psaier lavora su commissione per conto di famose star della musica e del cinema, producendo opere tra l'altro per Keith Moon, Oliver Reed, Michael Caine[1]. Nel 1974, sempre secondo l'agiografia, diventa il secondo più giovane artista premiato dall’Italian American Institute di New York.[2]
A metà degli anni ottanta Psaier, per sfuggire ai creditori, intraprende un viaggio in Tibet e Nepal, continuando a lavorare. Le sue lunghe peregrinazioni lo portano infine in Sri Lanka, dove drammaticamente la sua casa in riva all'oceano viene distrutta dal terribile tsunami del 26 dicembre 2004. Il suo corpo non è stato più ritrovato[1].
I dubbi sulla sua esistenza[modifica]
Nel settembre del 2008 la casa d'aste Nicholson's ha annullato una vendita dei suoi quadri in seguito alle voci, sempre più insistenti, che dubitano che Pietro Psaier sia realmente esistito.[3][4]
I primi dubbi, pubblicati dal sito warohlstars.org,[5] si sono ingigantiti congiuntamente all'impossibilità di confermare molte notizie della biografia ufficiale. Ad esempio Vincent Fremont, collaboratore di Warhol dal 1969, ha affermato di non aver conosciuto Pietro Psaier: «Ero sempre con Andy ed eseguivo i pagamenti dei collaboratori. Non ricordo nessun Psaier e non c'è alcun accenno a lui nei diari di Warhol. Se fosse esistito e avesse frequentato la Factory, non avrei potuto non incontrarlo».
Al contrario Carlos Langelaan Alvarez - sedicente amico e psichiatra di Psaier - ha dichiarato a un emissario della Nicholson in Spagna di avere avuto in cura Psaier tra il 1979 e il 1992: «Era un artista completo, con qualche problema di droga. Nel 1983 mi ha fatto conoscere Warhol, che era venuto a vedere i suoi lavori alla galleria Fernando Vijande di Madrid».[6]
Nonostante ciò, le opere attribuite a Psaier continuano ad essere sporadicamente esposte in eventi pubblici e gallerie private.[7] Nel 2012, ad esempio, sono state esposte in una mostra itinerante insieme alle opere di Andy Warhol a Follonica e a Porto Santo Stefano.[8][9]
Note[modifica]
- ↑ 1,0 1,1 1,2 1,3 1,4 Presunta Biografia Archiviato il 3 maggio 2014 in Internet Archive.
- ↑ In realtà il John D. Calandra Italian American Institute of Queens College di New York è stato fondato solo nel 1979, come si può evincere dal sito istituzionale Archiviato l'8 settembre 2006 in Internet Archive..
- ↑ La Repubblica 17/08/2008
- ↑ ArtHistory, Who on Earth was Pietro Psaier
- ↑ WarholStars
- ↑ La Stampa 17/9/2008 Archiviato il 20 settembre 2008 in Internet Archive.
- ↑ (CA, ES, EN) Catálogo de la exposición "The Factory. Andy Warhol & Pietro Psaier", su Issuu. URL consultato il 18 maggio 2020.
- ↑ ORDINARY WORLD. Andy Warhol, Pietro Psaier and the Factory artworks
- ↑ Catalogo della mostra, su issuu.com.
Collegamenti esterni[modifica]
- (EN) Biografia sul sito della galleria John Nicholson, su johnnicholsons.com. URL consultato il 18 settembre 2008 (archiviato dall'url originale il 28 agosto 2008).
- (EN) Cronologia dal sito warholstars.org, su warholstars.org.
- Il mistero di Pietro Psaier su Repubblica.it, su repubblica.it.
- (EN) Who on Earth is Pietro Psaier?, su arthistory.about.com.
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