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Missione Cattolica Italiana di Berlino

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La Missione Cattolica Italiana di Berlino (MCI - Berlino) è parte della Delegazione delle Missioni/Comunità cattoliche italiane in Germania e Scandinavia. Il missionario, dipende dal Vescovo di Berlino mentre la missione si appoggia alle strutture logistiche della comunità tedesca di Maria unter dem Kreuz, con la quale condivide gli uffici e la chiesa di Heilig Kreuz.

Ubicazione[modifica]

Hildegardstr. 3a, 10715 Berlin, presso la chiesa di Heilig-Kreuz nel quartiere di Berlin-Wilmersdorf.

Storia[modifica]

La presenza degli italiani a Berlino risale a fine 1800 e inizio 1900. All'inizio del XIX se ne contavano circa 1300. Da allora aumentarono sempre più attirati dallo sviluppo edilizio e industriale della città. Con il tempo, incominciarono ad arrivare anche i primi sacerdoti dall'Italia per prendersi cura della comunità che cresceva di anno in anno e si riuniva attorno alla Cattedrale di Santa Edvige.

L'8.11.1891 fu assegnata agli italiani la prima cappella, quella di Sankt Joseph, all'interno del convento delle suore tedesche “Carmelitane Scalze”. Il convento sorgeva nella Pappelallee 61, in Prenzlauer Berg, all'interno di una zona abitata quasi esclusivamente da italiani e, per questo, era chiamata “Quartiere italiano”.

A partire dal 1938, a seguito di un accordo tra il governo italiano e quello tedesco, cominciano ad affluire in Germania, attirati da convenienti condizioni di lavoro, migliaia di italiani. Si calcola che tra quell'anno e il 1943 il numero di questi lavoratori abbia toccato il mezzo milione. Sono tutti lavoratori nell'industria e nell'agricoltura. Sono assistiti da cappellani (definiti dal regime “cappellani del lavoro”) coordinati da un Ispettore con sede a Berlino.

Troviamo quindi a Berlino due strutture parallele della chiesa per l'assistenza e l'apostolato agli italiani: la “Cappellania dell'Ambasciata e della Collettività italiana” che grosso modo serve gli italiani residenti e l'”Ispettorato dei Cappellani per gli Operai Italiani”, dipendente dall'Ordinariato Militare Italiano che assiste i lavoratori. Queste due strutture opereranno fino al 1945.

Con l'8 settembre del 1943 che vide l'uscita dell'Italia dalla guerra, ai circa 120.000 italiani presenti in Germania fu interdetto il rientro in patria. Di fatto diventarono lavoratori coatti. A essi si aggiunsero gli oltre 600.000 - dei quali circa 38.000 a Berlino - soldati rastrellati dalle forze tedesche in Italia e su vari teatri di guerra e assegnati, con la qualifica di “internati militari” a vari campi di prigionia e comandi di lavoro.

Nello stesso anno, per precisione il 17 maggio, arriva a Berlino Don Luigi Fraccari. Proviene dalla Diocesi di Verona, che ha lasciato circa un mese prima, a richiesta, per aiutare gli Italiani in Germania. Il suo è un percorso al contrario, mentre le sorti della guerra portano con l'8 settembre molte persone e le autorità ad abbandonare Berlino, Don Fraccari parte invece di propria volontà alla volta di Berlino, tanto da suscitare nel nunzio apostolico Cesare Orsenigo dubbi e perplessità[1]. Dubbi poi fugati quando il nunzio si rese conto delle vere intenzioni di carità cristiana di Don Fraccari.

Il 25 settembre 1945, circa quattro mesi dopo la conquista della città da parte delle truppe russe, ogni forma organizzata di assistenza per gli Italiani è cessata. Così è per l'Ispettorato dei Cappellani come anche per la Cappellania dell'Ambasciata. Anche la rappresentanza italiana della Croce Rossa se ne è andata. Gli ex prigionieri del fronte orientale che arrivano a Berlino sperando di trovarvi una organizzazione consolare che agevoli il loro rimpatrio non trovano nulla. L'Ambasciata è rimasta miracolosamente in piedi sia pure danneggiata, ma è chiusa e così il Consolato. Resta solo Don Fraccari cui la curia vescovile ha affidato la “cura delle anime di Berlino e zona russa della Germania”. Egli ha creato in un locale sito in Ludwigkirchplatz 9 in Wilmersdorf, un centro accoglienza, dove dà ai reduci le prime indicazioni per il rimpatrio. Lavora notte e giorno fungendo, a un tempo, da cappellano, da console e da assistente sociale.

Il 2 novembre del 1948, il Sommo Pontefice Pio XII benedice e finanzia il progetto di costruire una “Casa per gli Italiani”; nasce così la “Casa Pio XII”[2] che raccoglie i piccoli italiani rimasti orfani a seguito della guerra nella capitale tedesca.

Nel 1950 a seguito di un accordo tra la Santa Sede ed il vescovo di Berlino, Card. Preysing, viene fondata la Missione Cattolica "cum cura animarum" con sede in Fasanenstrasse n. 70. Una sola per le due parti di Berlino.

Con la costruzione del muro nel 1961 le due comunità italiane di fedeli, verranno di fatto separate.

Don Fraccari lascia Berlino per ragioni di salute nel 1977. Gli succede Don Giovanni Camozzi che continua nell'opera sempre più difficile di tenere le redini delle due comunità a Est e ad Ovest.

Nel corso degli anni, gli spostamenti attraverso il muro sono resi sempre più difficili dalle autorità della DDR, e della comunità ad Est si perderanno progressivamente le tracce.

A Don Giuseppe Camozzi, sono poi succeduti Don Giuseppe Chiudinelli, Don Gianni Paganini, Don Alfio Bordiga e Don Stanislaw Maciak, attuale missionario.

Il ruolo della Diocesi di Brescia[modifica]

La maggior parte dei sacerdoti italiani che hanno prestato la loro opera a Berlino, proviene dalla Diocesi di Brescia che ha un legame particolare con Berlino.

Storicamente, il legame nasce nel '700 quando il Cardinale Angelo Maria Quirini, interviene personalmente per finanziare la costruzione della Cattedrale di Santa Edvige, tuttora sede della diocesi di Berlino. Il nome del cardinale Quirini è ricordato sul frontale d'ingresso della cattedrale.

Missionari[modifica]

Don Luigi Fraccari[3] dal 1944 al 1977 - Diocesi di Verona

Don Giovanni Camozzi dal 1977 al 1994 - Diocesi di Bergamo

Don Gianni Paganini dal 1996-1998 - Diocesi di Brescia

Don Alfio Bordiga dal 1999 al 2009 - Diocesi di Brescia

Don Giuseppe Chiudinelli dal 1994 al 1999 e dal 2009 al 2015 - Diocesi di Brescia

Don Stanislaw Maciak dal 2015 - Diocesi di Tarnow

Dipendenza funzionale[modifica]

Al pari di altre 15 missioni straniere („Muttersprachliche Gemeinden“), la Missione Cattolica Italiana è stata inserita sin dalla sua costituzione come singola comunità pastorale nella diocesi di Berlino.

La nomina del missionario è stata sempre concertata per ragioni storiche, in primis con la diocesi di Brescia, e solo in mancanza di candidati bresciani, sulla base di su una rosa di proposte da parte della Delegazione delle Missioni/Comunità cattoliche italiane in Germania e Scandinavia.

Il vescovo di Berlino ha comunque la possibilità di concordare sulla scelta finale.

La Delegazione rimane come coordinatrice delle attività pastorali, mentre il Missionario viene a dipendere direttamente dal vescovo.

Il 2 dicembre 2012 il vescovo di Berlino, Card. Wolki, ha annunciato la riforma „Wo Glauben Raum gewinnt“[4] intesa a concentrare entro il 2020 le 105 parrocchie cattoliche della città in 30 unità pastorali.

Nell'ambito del progetto di ristrutturazione, le missioni straniere non vengono più a dipendere direttamente dal vescovo di Berlino ma dal parroco reggente la nuova unità pastorale.

Su proposta delle missioni straniere, nel mese di maggio 2016, il nuovo vescovo di Berlino Heiner Koch, ha promulgato il „Satzung des Rates der Muttersprachlichen Gemeinden“ (Statuto del Consiglio delle Missioni Straniere), che tende a bilanciare l'accorpamento delle missioni straniere all'interno delle nuove unità pastorali tedesche.

La Missione Cattolica Italiana, come le altre missioni straniere, non ha una personalità giuridica in quanto non possiede immobili, né ha introiti derivanti da attività quali asili o centri di istruzione, pertanto è dotata solo di un Consiglio Pastorale e non possiede un Consiglio per gli Affari Economici.

La Diocesi di Berlino finanzia comunque la quota parte delle spese correnti di riscaldamento della chiesa, dell'affitto dell'ufficio, delle spese di segreteria e la remunerazione del missionario.

Note[modifica]

  1. Monica M. Biffi, Il cavalletto per la tortura. Cesare Orsenigo, ambasciatore del papa nella Germania di Hitler, Città Nuova, 2006, p. 207, ISBN 8831174797.
  2. (DE) Axel Meier, Stiftung Haus Pius XII: Chronik: Der Gründer: Don Luigi Fraccari, su www.stiftung-haus-pius.de. URL consultato l'11 maggio 2016.
  3. Gruppo Athesis, Salvò la memoria del martire e di tanti internati, su L'Arena.it. URL consultato il 10 maggio 2016.
  4. (DE) Mechthild Küpper, Wo Skepsis Raum gewinnt, in Frankfurter Allgemeine, 20.5.2013.

Collegamenti esterni[modifica]


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