Mijailo Mijailović

Errore Lua in Modulo:Wikidata alla linea 443: attempt to index field 'wikibase' (a nil value). È il reo confesso e condannato assassino del ministro degli esteri svedese Anna Lindh, avvenuto in un noto centro commerciale della capitale svedese il 10 settembre 2003.

I giornali svedesi dissero che era stato rilasciato da un ospedale psichiatrico appena cinque giorni prima di commettere l'omicidio, che aveva seri problemi mentali, e che era già stato condannato per crimini violenti. Mijailović ha detto di essere stato irritato dal supporto che la Lindh diede alla campagna militare degli USA contro la Serbia nel 1999.

Il 6 gennaio 2004, dopo essere stato messo di fronte alle prove, ha confessato alla polizia di aver ucciso Anna Lindh^[1]. Il processo contro di lui iniziò il 14 gennaio 2004. Fu dichiarato colpevole, ma la sentenza venne rinviata per permettere una perizia psichiatrica.

Il 9 marzo un rapporto concluse che Mijailović non era incapace di intendere e di volere al momento dell'omicidio, e il 23 marzo venne condannato all'ergastolo. L'8 luglio, una corte d'appello cambiò quella condanna dopo che dei test dissero che soffriva di disturbi mentali al momento dell'omicidio^[2]. Dopo questo cambiamento, Mijailović venne portato dalla prigione ad una struttura psichiatrica di sicurezza.

Mijailović ebbe per qualche tempo due cittadinanze, quella della Serbia e Montenegro e quella della Svezia, ma dopo il crimine gli venne revocata quella svedese. Se ne occupò il Migrationsverket (agenzia governativa svedese che si occupa di immigrati e immigrazione, risponde al ministro degli esteri) il 20 settembre 2004. Comunque questo non ebbe ripercussioni sul processo.

Il 2 dicembre 2004, Mijailović venne condannato dalla Corte Suprema Svedese all'ergastolo per l'omicidio di Anna Lindh, contraddicendo il giudizio della Corte d'appello.

Note[modifica]

↑ Confessa l'assassino del ministro Anna Lindh, in Repubblica.it, 7 gennaio 2004. URL consultato il 10 settembre 2017.
↑ Uccise Anna Lindh, evita ergastolo, in Repubblica.it, 9 luglio 2004. URL consultato il 10 settembre 2017.