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Maria Luisa Vallomy Bettarini

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La formazione[modifica]

Maria Luisa Vallomy nasce a Conegliano Veneto da una famiglia di letterati. Il padre, Jacques Vallomy, valdostano, è professore di lettere e preside di Istituto Scolastico Superiore Statale. La madre, Ester Bernasconi, è professoressa di lettere e originaria della Svizzera italiana. Conseguita la maturità classica, Maria Luisa si laurea in Lettere Moderne presso l'Università Cattolica di Milano con i professori Mario Apollonio e Giuseppe Billanovich, discutendo la tesi "Gli scrittori della Svizzera Italiana e Francesco Chiesa"(1965). Docente di lingua, letteratura italiana e storia presso il Liceo Scientifico Statale di Borgo San Lorenzo, accanto all'attività di insegnante coltiva l'interesse per la scultura e produce numerosi ritratti di donne e bambine.[1]

L'insegnante e il libro[modifica]

Colpita dalle caratteristiche della lingua d'uso in Mugello, guiderà i suoi studenti nella ricognizione e catalogazione del lessico e dei detti della parlata mugellana. La ricerca prenderà forma di volume per le Edizioni Polistampa di Firenze nel 2002 con il titolo “Succiole al fuoco”. Nella presentazione del prof. Giuliano Tanturli dell'Università di Firenze si legge: “...quanto sarebbe necessario e vitale che lo studio della lingua e della letteratura italiana avesse questa concretezza e originalità.”[2] “Uno dei meriti del libro, interessante documento etnografico, di grande rigore scientifico, sta nel non essersi limitato a una rassegna e spiegazione di usanze ed espressioni popolari, di motti e proverbi, ma di averli inquadrati nel affascinante sfondo della civiltà contadina, quella storia "minore" che è ormai da molti anni all'attenzione delle più importanti scuole storiografiche".[3]

Il 7 ottobre 2002 alla libreria Edison di Firenze il libro viene presentato da Giuliano Tanturli, dell'Università di Firenze, "l'autrice coglie vicinanze e contatti con la lingua letteraria italiana più antica, che la inducono a parlare, a ragione, di "nobiltà" della parlata mugellana" e da Ruggero Stefanini, insigne linguista e docente all'Università di Berkeley in California: "la ricognizione della Vallomy si configura come occasione e proposta di effettivo recupero...l'humus regionale può dare ricchezza, flessibilità e sapore alle scelte lessicali".[4]

La costante della ricerca artistica[modifica]

Nel corso degli anni, a fianco dell'attività professionale, Maria Luisa coltiva la passione per la scultura, accesa fin dall'adolescenza, apprezzata e sostenuta dal suo insegnante di Storia dell'Arte del Liceo Classico di Vittorio Veneto, poeta e critico d'arte Mario Possamai Sasso,[5] che le scrive: “...la tua versatilità ha trovato nel tempo due direttrici privilegiate e intermittenti: l'una induce nelle tue opere un estroso movimento musicale che, sebbene volgente all'astrazione (estrazione), mantiene sulle superfici terrestrità e quindi notevoli vicende luministiche, l'altra si sostanzia in teste e figure che sono cose vive e vere. Nel pieno della tua maturità e vigoria intellettuale, hai scelto la strada migliore: quella illuminata su tutt'e due le sponde...” Gli incontri negli anni universitari con artisti affermati e grandi maestri come Francesco Messina, all'Accademia di Brera, e con Carlo Carrà, stimolano la sua vis creativa e arricchiscono il suo patrimonio di abilità tecniche. Un'antologica di sue opere, presso la galleria fiorentina Gada nel 1981, presenta frutti di vario genere, nate dalla duttilità del pensiero e delle mani. Opere fantasiose, pregne di umanità e vive in varie forme, quali i ritratti in bronzo, gesso e terracotta e le eleganti figure di danzatrici e di animali.[6]

L'attività recente[modifica]

La ricerca dell'artista s'intensifica e si allarga in seguito alla sperimentazione di nuovi materiali, all'esercizio della grafica e della incisione calcografica ed approda a una originale produzione presentata in numerose occasioni espositive.[7],[8] Della più recente esposizione (Palazzo Pretorio, Barberino di Mugello, 3 ottobre 2015) lo storico dell'arte Marco Pinelli mette in risalto gli aspetti più significativi di un linguaggio scultoreo maturo e consapevole dei propri mezzi espressivi. Le opere della scultrice affrontano il tema della maternità e dell'amore come forza vivificante e creatrice, come generatrice del pensiero e dei sentimenti. Altre opere esprimono, attraverso una sottile malinconica musicalità, la capacità di penetrazione psicologica e di partecipazione umana da cui l'artista è animata.[9]

Note[modifica]

  1. Vallomy, Maria Luisa, Succiole al fuoco, Ed. Polistampa, Firenze, 2002.
  2. Vallomy, Maria Luisa, Succiole al fuoco, Presentazione del prof. Giuliano Tanturli. p. IX, Ed. Polistampa, Firenze, 2002.
  3. Del Nero, Domenico, Il Giornale della Toscana, 16 febbraio 2003.
  4. La Nazione, Firenze, lunedì 7 ottobre 2002.
  5. Sasso, Mario Possamai, La luce dell'Angelico e altri saggi, Edizioni La Voce del popolo, Brescia, 1986.
  6. Giovannini, Aldo, La Nazione, Firenze, 17 novembre 1981.
  7. Bastajib,Samir, "Riprendiamoci le nostre radici", Gazzetta Matin, Aosta, 13 agosto 2012.
  8. Servizio Telegiornale Rai Piemonte, 15 agosto 2012.
  9. Il filo: Idee e notizie dal Mugello, 3 ottobre 2015.


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