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Luogo è in inferno detto Malebolge

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«Luogo è in inferno detto Malebolge» è il primo verso del Canto XVIII dell'Inferno.

La terzina completa recita:

«Luogo è in inferno detto Malebolge,

tutto di pietra di color ferrigno,

come la cerchia che dintorno il volge»

Il termine Malebolge è di invenzione dantesca: male + bolge, bolge popolate di malvagi[1].

Con questo Canto ha inizio la parte finale del viaggio agli inferi del poeta, attraverso l'universo dei fraudolenti, di coloro cioè che hanno peccato con frode e inganno. Il primo studioso a evidenziare la peculiarità di questa lunga parte della Cantica fu Francesco de Sanctis, in alcune lezioni tenute a Torino nel 1855, e poi pubblicate nella sua Storia della letteratura italiana . Nella sua opera, De Sanctis contrappone le regioni dell'alto e del medio inferno, corrispondenti ai peccati di incontinenza e di violenza e nelle quali grandeggiano isolate potenti individualità, a quelle del basso inferno (frode), in cui le stature eroiche e tragiche di chi aveva peccato per passione risultano del tutto assenti e sulla descrizione morale e psicologica prende il sopravvento quella esteriore. L'inferno dei fraudolenti è il mondo della passione che si tramuta in vizio, quello del carattere che diventa bassezza, della forza che scade a malizia.

Struttura del canto XVIII[modifica]

Dopo il prologo (versi 1-18) il canto è diviso in due parti, corrispondenti ciascuna alla descrizione di una bolgia. La struttura spaziale delle due bolge è simmetrica. Ai due esempi di vizio punito nella prima parte del canto, uno tratto dalla cronaca contemporanea di Dante (Venedico Caccianemico) ed uno dalla tradizione classica (Giasone), fanno da contraltare, nella seconda, l'esempio medievale di Alessio Interminelli e quello antico di Taide.

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  1. Pietro Mazzamuto - Enciclopedia Dantesca (1970)


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