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Guido Vianello (regista)

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Ha realizzato tra gli anni Sessanta e Settanta numerosi documentari con soggetto la città di Venezia, che coniugano la particolarità del genere cinematografico documentarista, allora poco diffuso, con l'impegno civile.

Biografia[modifica]

Guido Vianello nasce a Venezia il 9 luglio 1926. Fin da giovane si appassiona al teatro, realizzando scenografie per diversi spettacoli. Successivamente rivolge il suo interesse alla fotografia, con speciale attenzione alla luce e alla composizione dell’inquadratura. Dal 1956 è membro della sezione veneziana della Federazione Italiana dei Cineclub (FEDIC), un circolo di cinefili senza scopo di lucro che si propone di sostenere lo studio, la diffusione e la preservazione della cultura e dell'arte cinematografica.[1]

I suoi primi documentari sono dedicati a due isole della laguna: Burano (1956) e Pellestrina (1960). Seguirà nel 1967 Venezia e le morte stagioni, una sorta di collage di scene di vita quotidiana riprese in città con una piccola cinepresa 8 mm, montate con una moviola a mano. Realizzato interamente con mezzi propri (regia, fotografia, montaggio, produzione), vincerà il premio opera prima alla Mostra internazionale del cortometraggio di Montecatini.

Nel 1972 realizza con l'amico pittore Andrea Pagnacco Accademia del ferro, un filmato, dedicato alla bottega di artisti scultori, l'"Accademia", creata da Toni Benetton.[2]

La sua opera più importante è il documentario La città, prodotto nel 1974 dall'Università di Parigi VII, Facoltà di Antropologia, Etnologia e storia delle religioni, in collaborazione con Alberto Castellani, Andrea Pagnacco, Anna Franco, Lucio Rosa. Ha una durata di 35 minuti, un formato simile a quello dei documentari televisivi, allora modellati sui 24 o 32 minuti. Partendo dalle voci e dalle esigenze espresse da chi vive e lavora a Venezia, dalle ragioni degli abitanti confrontate con le scelte intraprese negli anni Settanta che determineranno il futuro della città, e da testimonianze di noti studiosi e figure politiche del tempo, come Wladimiro Dorigo, Luciano Lama e Robert Jaulin, Vianello denuncia lo stravolgimento urbanistico ed economico, l'impoverimento demografico in atto e le pesanti conseguenze sul capoluogo lagunare e sulla vita della popolazione, recate dalla monocultura turistica, un fenomeno di cui fin dagli anni Settanta egli intuisce la portata e la pericolosità.[3] La fine del film mostra una Venezia deserta e asettica, popolata di soli turisti frettolosi e ansiosi di immortalarne l'aspetto monumentale attraverso la loro macchina fotografica[4]. Questo film, un pamphlet di inchiesta filmata poco amato dai politici, restò a lungo emarginato ed estromesso dai circuiti cittadini.[5]

Nel 1979 produce la sua unica fiction, divertente e ironica, Per causa di morte naturale, che ha per tema le nevrosi dell'uomo moderno. Il protagonista principale, interpretato da Andrea Pagnacco, è un automobilista vittima di un tamponamento al semaforo del cavalcavia di Mestre.[6] La scena principale si svolge nella stanza di un ospedale, creato nei minimi dettagli nella casa del regista a Dorsoduro.

Nello stesso anno, l'ultimo della sua produzione, è regista del film del giornalista e critico d'arte Enzo De Martino sull'incisore Gian Battista Piranesi.[7]

Il 31 agosto 1980 Guido Vianello muore a causa di una malattia.

Per la novità dell'approccio filmico e per i suoi contenuti, la produzione di Vianello è stata interpretata come testimonianza storica e profetica denuncia dei problemi che nei decenni successivi avrebbero colpito la città di Venezia[8] e il suo polo industriale: il corteo dei lavoratori di Porto Marghera che confluiscono in Piazza San Marco per il comizio conclusivo di Luciano Lama in occasione dello sciopero generale nell'ottobre 1973, e il cartello "No alla città museo", ripresi in La città, sono stati interpretati come "il canto del cigno della Venezia operaia".[9]

Nel 2015, in occasione del restauro del film La città, si è svolto presso l'Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti di Venezia un incontro su Guido Vianello e la sua produzione cinematografica, con interventi di Gherardo Ortalli, Enrico Tantucci e Carlo Montanari.[10]

Filmografia[modifica]

  • 1956. Burano
  • 1960. Vita a fior d'acqua. La vita quotidiana nell'isola di Pellestrina
  • 1967. Venezia, le morte stagioni. 16 minuti; 8 mm in cinemascope
  • 1968. Estate a Jesolo
  • 1972. Accademia del Ferro[2]
  • 1974. La città. Anche in versione francese: La mort d'une civilisation urbaine. 35 minuti. 16 mmm[11]
  • 1979. Per causa di morte naturale[6]
  • 1979. Giovan Battista Piranesi[12]

Premi[modifica]

  • 1967. Montecatini, premio opera prima con Venezia, le morte stagioni[3]
  • 1968. 7. Rassegna Nazionale del film turistico, Venezia. Premio per Venezia, le morte stagioni, come miglior film in formato ridotto
  • 1970. 9. Rassegna Nazionale del film turistico, Venezia. Premio per Estate a Jesolo come miglior film in formato ridotto
  • 1977. Festival di Teheran. Premio con Venezia le morte stagioni

Note[modifica]

  1. Filmato audio Istituto Veneto di scienze Lettere ed Arti, Cinquant'anni dopo, la Venezia che non cambia, su youtube, 14 aprile 2015.
  2. 2,0 2,1 Città di Asolo, Provincia di Treviso, Primo Festival Internazionale del film sull'arte e di biografie di artisti, [1973].
  3. 3,0 3,1 Pierandrea Gagliardi, In ricordo di Guido Vianello, in Circuito cinema, vol. 4, nº 11, Comune di Venezia. Assessorato alla Cultura. Ufficio attività cinematografiche, 9 dicembre 1994, pp. 1, 5.
  4. Il film "La città" mostra il declino di venezia, in La Nuova Venezia, 12 aprile 2015.
  5. Ricordo di Guido Vianello alla Videoteca "Pasinetti", in Il Gazzettino di Venezia, 8 aprile 1994.
  6. 6,0 6,1 Michele Gottardi, Ombre di Mestre: l'immagine della città al cinema, in Hobby Natura, vol. 14, nº 2, dicembre 2005.
  7. A proposito di Piranesi. Una rilettura, in CLEUP, 2019.
  8. Dal turismo alla casa che non c’è stessi problemi da cinquant’anni, in La Nuova Venezia, 14 aprile 2015. URL consultato il 23 gennaio 2020.
  9. Giacomo Maria Salerno, Architetture e spazi a tempo di rock. Pink Floyd e dintorni, in Engramma, luglio-agosto 2019, nº 67, p. 48.
  10. La città, documentario di Guido Vianello, su Itinerarte, 20 agosto 2019. URL consultato il 23 gennaio 2020.
  11. Festival dei popoli. 15. Rassegna Internazionale del Film di documentazione sociale, Firenze, 2-8 dicembre 1974, p. 15.
  12. Mediateca Regionale, Giovan Battista Piranesi, in Catalogo degli audiovisivi, 2ª ed., Regione del Veneto. Giunta Regionale. Dipartimento per l'Informazione, Servizio attività speciali, 1988, p. 94.

Collegamenti esterni[modifica]

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