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Giuseppe Maldera

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Biografia[modifica]

Giuseppe Maldera nasce a Corato il giorno 3 aprile del 1790. Figlio di umili contadini, già da giovane incomincia ad interessarsi della questione sociale dei contadini, costretti a vivere in povertà a causa dell'enorme peso fiscale applicato su di loro dalla dominazione borbonica. Nel 1820, all'età di trenta anni, incomincia a diffondere fra il contado un'idea seccessionista, con il motto "Corato libera!" e dopo qualche anno tutti i contadini decidono di appoggiare la sua idea e di diventare suoi seguaci. Con l'intento di organizzare una rivolta mirata al guadagno dell'indipendenza dalla dominazione Borbonica, il giovane Giuseppe inizia a preparare le armi, per poter sostenere la futura resistenza, tuttavia nel 1823 una carestia colpisce il sud Italia e così i contadini si allontanano dal giovane rivoluzionario, abbandonando il sogno di una Corato indipendente. Nel 1825, circa due anni dopo, la carestia termina, lasciandosi alle spalle le morti della maggiorparte dei seguaci di Maldera. Venti anni dopo, nel 1845, quando ormai il sogno indipendentista sembrava essersi definitivamente spento, i figli dei contadini morti durante la carestia, seguono il sogno dei propri genitori e diventano anche essi seguaci di Maldera il quale, a causa della grande differenza di età fra sè ed i soldati, guadagna il soprannome di "Nonno Maldera". Il primo giugno 1851, i giovani indipendentisti guidati da Nonno Maldera cacciano le milizie Borboniche presenti nel territorio di Corato e dichiarano l'indipendenza del popolo coratino. L'esercito borbonico risponde il giorno stesso con un intervento militare, con il quale reprime la rivolta uccidendo Nonno Maldera ed i suoi seguaci i quali, per difendere la propria indipendenza nazionale, avevano prima rifiutato qualsiasi di riavvicinamento diplomatico dei coratini ai sovrano Borbonici. Con la morte di Giuseppe Maldera tuttavia non morì il suo sogno indipendentista, il quale viene ancora oggi commemorato con la statua in piazza "Re di Francia" dedicata a "Nonno Maldera ed i suoi giovini seguaci", dove viene rappresentata allegoricamente la sconfitta subita da Nonno Maldera.


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