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Di Bella di San Giovanni

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Di Bella
Stato Regno di Sicilia

Regno di Napoli
Due Sicilie Regno delle Due Sicilie Italia Regno d'Italia

Italia Italia
Titoli
  • Principi di San Giovanni
  • Baroni di Cavachi
  • Signore di Rivisco
FondatoreGiano della Bella

I Di Bella sono una famiglia della nobiltà siciliana, fra le più antiche dell'aristocrazia italiana, che affonda le sue radici agli albori del secolo XIV. Nel corso della sua storia i suoi membri sono stati insigniti di molteplici onorificenze legate alle numerose imprese che videro i Di Bella nei Secoli. Il membro più importante del casato, nonché il capostipite, fu Giano Della Bella.

Storia[modifica]

Le ricerche genealogiche intorno alle famiglie siciliane, e maggiormente intorno a quelle che fiorirono in Catania, culla dell'aristocrazia di Sicilia, presentano difficoltà talora insormontabili, dovute principalmente alla dispersione di interi archivi avvenuta per cause politiche e molto più per i disastri tellurici a cui la nostra terra è andata soggetta. In Catania, dei pubblici archivi, quello che fu già dei Padri Benedettini è l'unico che conservi documenti delle epoche normanna e sveva; quello del Comune, invece, non ha carte anteriori al 1412.

L'Archivio della Curia Arcivescovile, anch'esso non risale oltre i secolo XV e subì gravi perdite, fra gli atti di battesimo e sponsali, col terremoto del 1693. L'Archivio notarile fu quasi distrutto nelle sommosse del 1849; e l'Archivio Provinciale: che pur conserva un residuo degli atti notarili, non va anch'esso al di là del secolo XV.

Altro grave ostacolo alle ricerche è il pregiudizio di inaccessibilità che vieta l'esame di quasi tutti gli archivi privati, nei quali trovano documenti di pregio, capaci di colmare lacune, e rischiarare fatti storici, e che in tal modo rimangono ignorati dal pubblico.

Tali difficoltà ci hanno molto intralciato in questo studio sulla Famiglia Di Bella, ma per nostra ventura, abbiamo potuto appoggiare le indagini sopra genealogie compilate in epoca anteriore al terremoto, cioè quando molti documenti non erano ancora scomparsi; scritti questi dei quali abbiamo potuto controllare la verità e l’esattezza delle notizia. In ordine di data, se non d’importanza, essi sono: 1)Archivio Storico Corder-Modulo-Morosini; 2)Il Blasonario della Città di Messina; 3)Armorial général des Familles Nobles et Patriciennes de l’Europe[1]; 4)Nobiliario di Sicilia[2] scritto dal Dott. Antonino Mango di Casalgerardo; 5)I Paternò di Sicilia[3] rogato da Francesco Paternò Castello di Carcaci; 6)Una raccolta di Documenti dei personaggi di Casa Di Bella; 7)Frammenti genealogici e biografici dei vari comuni Italiani tra cui San Giovanni la Punta, Firenze, Catania, Palermo e Messina. 8)La testimonianza di Dino Compagni nella Cronica, Libro I, XI.

Dice il Fazello[4][5]che i siciliani son debitori ai normanni della propria libertà, della grazia d'essere cristiani, dell'aver ottenuto un posto fra le colte e potenti nazioni del mondo.

La minoranza saracena teneva infatti soggetta in tirannia la popolazione di Sicilia, ne conculcava la religione, vanto di questa terra fin dall'età apostolica, sovrapponeva la coltura araba a quella del secoli andati, opprimeva insomma, con l’oltracotanza dell’invasore, tutte le manifestazioni della nazionalità siciliana. Le scissioni fra i vari principi arabi , il conseguente indebolirsi dalla loro forza e l'accrescersi del malcontento popolare, invitarono i Duchi di Puglia a tentare la conquista di questa terra meravigliosa.

Erano costoro, non capi di popolo o di tribù, ma soltanto membri ardimentosi della Real Casa Normanna d’Aragona, da pochi anni venuti dai loro nordici climi a tentare fortuna delle armi sulle coste del Mediterraneo. Aiutati dai loro eccezionali talenti militari e da invincibile coraggio, avendo compiuta, con pochi compagni e in poco tempo la conquista di gran parte dell’Italia Bizantina, pensarono rendere più valide le occupazioni fatte e quelle che avevano in animo di fare, ottenendo dal Papa Nicolò II, per i loro ossequenti servigi, la conferma e l’investitura delle terre conquistate.

Negli anni di inizio 500 i Di Bella arrivano in Sicilia attraversando lo stretto di Messina.

Non si hanno certe notizie sulle origini della Casa prima del 1200, versioni la vogliono originaria della Borgogna, altra originaria aragonese,(ma sicuramente venne redatta per ragioni politiche, la versione più accreditata e più confermata è quella che famiglia fosse originaria di Genova.

Il Capostipite della Real Casa Di Bella dei Principi di San Giovanni è Giano Della Bella.

Figlio di Tedaldo di Accorri, nacque - probabilmente a Firenze - intorno al 1240 da famiglia di antica origine, che secondo una tradizione ormai consolidata nell'età di Dante avrebbe ricevuto dal marchese Ugo di Toscana la dignità cavalleresca e l'insegna "delle sette doghe vermiglie e bianche" (cfr. Paradiso, XVI, vv. 131 s., dove Dante allude a un personaggio che la critica storico-letteraria è concorde nell'identificare nel Della Bella).

Giosuè Carducci nella Consulta araldica[6] così si espresse:

«Poi che l'austero e pio Gian de la Bella.

Trasse i baroni a pettinare il lin.»

Alla sua morte i rami della Famiglia si trapiantarono ed ebbero nobiltà in Palermo, in Sciacca,in Venezia, in Messina, Taormina e Catania.

Di questa stessa famiglia, della quale troviamo nel 1283 un Giovanni tra i cavalieri della città di Piazza, il Galluppi dice che fu decorata dalla baronia di Cavachi e godette nobiltà in Messina nei secoli XV e XVI; ma in detta città troviamo un Nicolò giudice straticoziale nel 1312, 1342 e 1347 ed un Bernardo giurato nel 1319.

Altro ramo. Famiglia di Venezia, che aveva onorata sepoltura nella demolita chiesa dei Servi. Ivi erano sepolti il celebre avvocato Pietro e Bartolomeo.

L'unico ramo ancora certificato in vita è il ramo trapiantato a Catania; che acquisì il titolo di Principe di San Giovanni dalla Real Casa di Barcellona e Aragona (titolo non riconosciuto all'Unità d'Italia sotto la Casa Savoia).

Nell’epoca Aragonese i documenti si moltiplicano e ci danno ormai con precisione la figura genealogica della famiglia nelle generazioni che si susseguono; troviamo membri di essa far parte del governo e della corte dei re di Sicilia, lì vediamo investiti di Baronie, mantenere a proprie spese schiere di armati pel servizio del Re. Raramente di Di Bella presero parte a quelle lotte civili; essi lasciarono i Baroni disputarsi i castelli dell’isola , e trassero partito dal generare scompiglio per insignorirsi di titoli di maggiore importanza e del governo civile della Città di Catania, che allora era capitale e il cuore del regno.

Nelle loro alleanze nel tempo furono cauti a legarsi con le famiglie più potenti del tempo, ancorché avverse fra loro, quali erano, per dir solo le estinte, Lancia, Alagona, Cruyllas, d’Antiochia, Ventimiglia, Frescobaldi, Tornaquinsi, Salviati, Spanò, Papardo, ed altre; contribuendo con ciò non solo al proprio consolidarsi ma anche alla pacificazione del Regno, insieme alle casa più nobili dei Di Bella come i Paternò.

Guido Taldo della Bella sposa Lisa Frescobaldi e avranno un figlio Dino, il fratello di Guido Taldo, Giovanni è il I Barone di Cavachi.

Giovanni avrà 2 figli Niccolò e Bernardo, Niccolò sposerà Domenica Giusta Tornaquinsi e darà alla luce un solo figlio Giovanni Giano Della Bella III Barone di Cavachi che prenderà in nozze Donna Giovanna Acciaiuli, amante di Piero di Ser Cosimo De Medici (Signore di Firenze), dei 2 figli che avrà col Della Bella uno è sicuro figlio illegittimo del Signore Mediceo di Firenze, i due fratelli Piero Bernardo Della Bella IV Barone di Cavachi e Giacomo Quinto Della Bella dei Baroni di Cavachi cresceranno orfani data la morte prematura dei genitori e verranno affidati alle cure dei nonni.

Pietro Bernardo Della Bella IV Barone di Cavachi, prenderà in nozze Tessera Foscari di Zelarino, figlia del duca Lazzaro.

Avranno solo un figlio Niccolò che prenderà il titolo di V Barone di Cavachi, che avrà il compito di unificare i feudi sotto un’unica corona, il figlio Sebastiano, avuto dalla Nobildonna Ugolina Martelli, grazie al lavoro di unificazione del padre prenderà il titolo Nobiliare di Principe di San Giovanni, donatogli dal Re di Barcellona e Aragona.

Sebastiano Della Bella, I Principe di San Giovanni, sposerà la Marchesa Clarissa Lucifero,e con la sua discendenza vide 4 figli, Luigi Federico, II Principe di San Giovanni, Ludovico, Guglielmina e Isabella(Monaca).

La sua discendenza fu molto vasta con 8 nipoti e 6 bisnipoti.

Luigi Federico sposerà Maria Luisa Elisabetta Muleti di Catalimita, Ludovico prenderà in sposa Anna Margherita Vanni dei Duchi d’Archirafi e Guglielmina il principe Francesco Spanò di San Giuliano.

Tutti i figli del I Principe in segno di cambiamento e di unificazione cambiarono cognome da Della Bella a Di Bella.

Il Re Carlo, allora combatteva le guerre che gli dettero la corona dell’Impero. Bernardo lo seguì, conobbe tutti i campi di battaglia, da Tripoli di Barberia alle Fiandre; l’imperatore stesso lo farà cavaliere in Aquisgrana con imporgli la spada di Carlo Magno. Poi tornò in simili, ove alcuni potenti, come i Moncada, i Gioeni, i Paternò, e i Gravina, volevano impossessarsi delle se terre, a difesa di essere radunò cavalieri ed armati, assaltò palazzi e espugnò le sue perdute terre, né le cedette se non a chi venne in nome del Re . Né Bernardo fu l’ultimo dei Di Bella che spargesse il suo sangue nelle battaglie, cavaliere di Rodi e Malta, morì in uno scontro navale nella fine del cinquecento, una lunga serie di cavalieri gerosolimitani di questa famiglia, difesero in azioni degne d’elogio, la Cristianità contro i Turchi, fino a quando non avvenne l’infausta caduta della sovranità dell’Ordine di Malta.

Figura medievale ancora del tutto è Bernardo, uomo che non sappiamo immaginare se non vestito di giaco e corazza, con in pugno la spada, con lo sguardo azzurro fisso a mirare lo so scopo. Feudatario, lasciò i suoi castelli e le sue dimore per seguire la sorte delle armi.

In taluni luoghi, come in San Giovanni la Punta, i signori mantenevano i prezzi delle derrate alimentari inferiori a quelli dei territori circonvicini , e ciò tutto a spese dell’erario baronale o principesco.

Il turbine rivoluzionario partitosi di Francia, portò lo scompiglio anche fra noi; il Re fuggito da Napoli fu accolto amorevolmente dai Siciliani, che pure avrebbero avuto ragione di dolersi degli attentati da quello commessi contro le millenarie costituzioni del Regno di Napoli. Le spese di Guerra, le sue tasse, l’ingerenza inglese, portarono in breve a quel disagio economico che fu preludio delle nefaste leggi del 1812 e del 1816 abolitive della feudalità, dei fedecommessi e delle istituzioni comunali che reggevano la compagine siciliane da tanti secoli. Questo turbine trovò la Casa Di Bella ed altre case come la Paternò in piena floridezza, essa teneva ben 2 seggi in Parlamento nel 1815.

Il penultimo e IX Principe di San Giovanni, Sebastiano sposerà Beatrice Tortorici di Villanòva e verrà nominato e investito di diverse onorificenze come la Gran Croce di Giustizia dell’Ordine Costantiniano di San Giorgio, Grand’Ufficiale dell’Ordine del Reale delle Due Sicilie, Commendatore dell’Ordine di San Giuseppe del Granducato di Toscana e Cavaliere dell’Ordine degli avvocati di San Pietro.

Il figlio è ultimo principe di San Giovanni, Giovanni Nicola, che vedrà decadere il titolo nobiliare di famiglia all’unità di Italia con la Liberazione Sabauda della Sicilia per mano di Giuseppe Garibaldi e Anita Garibaldi durante la spedizione dei Mille.

I discendenti fecero finta di dimenticare il loro gaudio passato fino alla fine del XIX Secolo quando Giovanni Di Bella, metterà insieme la storia di Famiglia in delle raccolte olografe prima della sua morte.

Il Figlio durante il Ventennio Fascista, Sebastiano Di Bella, ex combattente di guerra nella I e nella II guerra mondiale venne nominato Podestà di San Giovanni la Punta; decorato con la Stella d'oro al merito rurale(nel 1933) e con la Croce commemorativa del Corpo di Spedizione Italiano in Russia (come il padre Giovanni nel Luglio 1942) e con le onorificenze di Ufficiale dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro (1936),Cavaliere dell'Ordine civile di Savoia, Cavaliere dell'Ordine della Corona d'Italia (1944).

Dopo la guerra e nei primi anni della Repubblica si dedicò alle terre di famiglia e alla gestione delle terre presso le famiglie Ardizzoni, Gioeni e Ferrarotto.

Fu anche consigliere personale di Antonino Paternò Castello di San Giuliano, podestà fascista e sindaco (nominato dagli anglo-americani) di Catania e dell'ultimo sindaco prefascista della città di Catania, Carlo Ardizzioni, figlio di Gaetano.

Sebastiano, cattolico fedele fu capo della confraternita di San Giovanni, che dimorava nel paese di San Giovanni la Punta, fu anche amico personale di Falcone Lucifero dei marchesi di Aprigliano, il ministro della Real Casa di Savoia, che grazie a lui comprò casa sull’Etna

Sebastiano generò un solo figlio dalla moglie, Giovanni Di Bella.

Giovanni Di Bella nato nel 1936 è un pilota e meccanico automobilistico rinomato in tutta Italia, sviluppatore di numerosi test e prove per importanti marchi come Ferrari (di cui si interessò direttamente il Comm.Enzo Ferrari per la sua assunzione, che vedeva nel ragazzo una grande forza e un gran cervello, come riportato nella lettera che l'ing. Ferrari fece recapitare al giovane Di Bella durante il suo periodo di servizio di leva militare obbligatorio nel 6° C.A.R,5ª Compagnia,3º Plotone,Pesaro in data 30.4.1958), Abarth e Lancia, di cui sviluppò il cambio e la trasmissione a pedale.

Pilota rinomato anche nella sua terra siciliana, dove corse molte gare tra cui (fra le tante) la Catania-Etna.

Fu anche sviluppatore nel 1958/1959 della Lancia Appia Dragada

Giovanni Di Bella dalla moglie Rosa generò 5 figli; Filippo (nato morto nel 1966), Sebastiano (1967), Giovanni Rosario Maria (1968), Riccardo (1972) e Francesco Maria Gennaro (1976)

Sebastiano, figlio d'arte del padre, ha ereditato tutta l'arte del padre, creando la più importante officina meccanica automobilistica della Sicilia dei giorni nostri, la "Db Technology" di Catania, che si occupa di auto d'epoca e di auto da corsa.

Egli, fin dalla nascita fu segnato dalla nobiltà e dalla storia dal profondo, visto che quando nacque il 25 Ottobre 1967, ricevette due telegrammi dai massimi esponenti della nobiltà Italiana; Falcone Lucifero, ministro della Real Casa di Savoia e dal Re Umberto II di Savoia direttamente dal Portogallo.

Sebastiano in oltre ha ereditato il carisma del nonno e ritiene i rapporti con le altre Casate siciliane come i Magnano di San Lio, i Cultrera di Montesano,i Grimaldi di Nixima(con cui condivide la passione motoristica con Enrico), i Pennisi di Floristella (in molti oggi ricordano l'equipaggio Di Bella di San Giovanni/Pennisi di Floristella ad uno storico Giro di Sicilia nel 1996 su Lancia Aurelia B24 Convertibile[7]), i Denti di Forlì, i Lucchesi, i Ferrarotto, i Nicolaci di Villadorata, i Paternò del Toscano, i Paternò di Raddusa e i Battiato Paternò Castello di Carcaci.

Grazie ai rapporti di amicizia che Sebastiano (detto Jano) ha saputo intraprendere ha riportato la famiglia alla grande fama che ha avuto nei secoli.

Sebastiano ha sposato la nobildonna palermitana Donna Francesca Maria Felicia Mangiameli Orlando, discendente per via paterna dei Pagano e del Barone Pietro Tondù di Carini (Esponente dei movimenti risorgimentali) e discendente per via materna da Vittorio Emanuele Orlando, Vincenzo Magliocco (Generale dell'aviazione morto nell'attentato di Lechemti) e Paolo Boselli (Presidente del Consiglio dei Ministri del Regno d’Italia) e dalle famiglie Imperiali di Francavilla, Caracciolo di Castagneto e Colonna dei Principi di Stigliano.

Sebastiano e Francesca, sposati nella Chiesa Madre dell'Arcipretura di San Nicola nel 2002, hanno avuto un solo figlio Carlo, nato nel 2004.


  1. (FR) Johannes Baptist Rietstap, Armorial général, contenant la description des armoiries des familles nobles et patriciennes de l'Europe: précédé d'un dictionnaire des termes du blason, G.B. van Goor, 1861. URL consultato l'11 luglio 2019.
  2. Nobiliario di Sicilia, su www.bibliotecacentraleregionesiciliana.it. URL consultato l'11 luglio 2019.
  3. Francesco Paternò Castello, I Paterno di Sicilia, Off. Tip. Zuccarello e Izzi, 1936. URL consultato l'11 luglio 2019.
  4. Tommaso Fazello e Mayda, F. Thomae Fazelli Siculi or. praedicatorum De rebus Siculis decades duae, nunc primum in lucem editae. His accessit totius operis index locupletissimus, apud Ioannem Matthaeum Maidam et Franciscum Carraram, 1558. URL consultato l'11 luglio 2019.
  5. Tomaso Fazello, Le due deche dell'historia di Sicilia ... tradotte dal Latino in lingua Toscana da Remigio Fiorentino, Guerra Fratelli, 1573. URL consultato l'11 luglio 2019.
  6. Giambi ed epodi/Libro I/La Consulta araldica - Wikisource, su it.wikisource.org. URL consultato l'11 luglio 2019.
  7. Scuderia del Gattopardo, Primo Notiziario Scuderia del Gattopardo, in Rivista Ufficiale della Scuderia del Gattopardo, Primo Numero della Rivista, Catania, 1990 circa.


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