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Crisi dello Stato sociale

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Cambiamenti recenti nella società e nei sistemi di protezione occidentali[modifica]

I cambiamenti tecnologici e l'espansione dei mercati verificatisi negli ultimissimi decenni hanno comportato una serie di mutamenti non soltanto nella struttura produttiva dei Paesi dell'Occidente ma anche nella loro società, fin qui caratterizzata dalla presenza della classe media, dallo stile di vita piuttosto agiato, e da sistemi di sicurezza sociale garantiti dagli Stati. In particolare il calo dell'importanza dell'industria, soprattutto di quella tradizionale, e l'espandersi del settore delle alte tecnologie tendono a disgregare la classe media dando origine da un lato ad un certo numero di operatori specializzati ad alto livello di conoscenza (la parte migliore del capitale umano, caratterizzata da redditi medio alti) e dall'altro ad una massa di lavoratori meno formati, inseriti nell'industria tradizionale o nei servizi, con redditi più bassi,

  1. REDIRECT Template:Citazione necessaria. riesce comunque in qualche modo a salvaguardare il proprio tenore di vita ed accedere a beni e servizi che fino a pochi anni fa erano prerogativa dei ceti più elevati. Ovviamente in questo modello di società nel quale scivola l'occidente non mancano i ‘potenti' alla guida degli operatori nei comparti tecnologici o dell'industria avanzata e tutta quella fascia di popolazione che, invece, è colpita sempre più dalla povertà (operai, pensionati, alcuni tipi di dipendenti pubblici).

Il ceto medio che si era sviluppato per essersi posto per un lungo periodo di tempo come principale blocco di domanda per beni e servizi e politicamente come classe controproletaria, viene meno perché i consumatori di Paesi emergenti come India e Cina costituiscono oggi maggiori bacini di domanda mentre le spinte proletarie sono praticamente storia passata. È chiaro quindi che ora la classe media viene meno man mano che mancano le cause economiche e politiche che ne hanno segnato l'ascesa. Logicamente non è soltanto la struttura sociale degli Stati occidentali a mutare ma anche i meccanismi di protezione sociale entrano in crisi. Infatti in primo luogo non è più praticabile un welfare costoso ed ampio perché si deteriora progressivamente la possibilità di finanziarlo tassando i ceti medi, che si stanno avviando principalmente verso redditi medio bassi. Inoltre la forma di stato è stata accettata come valida in quanto non venne accettata dallo stato sociale ma dalla globalizzazione.

Inoltre le aziende occidentali si trovano in difficoltà a dover sostenere forme di tutela nei confronti dei propri lavoratori ed allo stesso tempo competere con agguerriti concorrenti dei Paesi in via di sviluppo che non hanno di questi costi. Infine aggravano il quadro l'aumento della vita media della popolazione e del costo delle cure mediche (sempre più avanzate) ai quali si somma lo scarso rendimento dei mercati azionari che mette in difficoltà le assicurazioni sanitarie che devono così ridurre la propria offerta creando problemi specialmente nei sistemi che si basano su di esse.

Nuovi possibili sistemi pensionistici[modifica]

In Italia il problema delle pensioni ancora non è stato risolto, in una situazione che per ora è basata su un prelievo pro capite di circa il 33 % ma si è parlato a lungo di sostenere il sistema pensionistico con ulteriori contributi privati obbligatori (di categoria o aziendali) ed eventualmente con contributi facoltativi a carico dei lavoratori.

Negli Stati Uniti d'America la situazione è migliore ma anche qui si possono avvertire delle difficoltà da parte delle aziende private che spesso, pressate dalla concorrenza dei produttori asiatici o delle compagnie low cost (un caso evidente è quello delle compagnie aeree) hanno seri problemi a sostenere spese pensionistiche e sanitarie per dipendenti ed ex dipendenti. Questi si traduce spesso nell'affidamento ad apposite agenzie pubbliche della gestione dei trattamenti, aggravando la situazione del comparto della previdenza pubblica (che comunque si prevede che andrà in passivo solo dal 2040 e comunque non raggiungerà mai situazioni di disavanzo preoccupanti) e peggiorando molto la qualità dell'assistenza erogata. La necessità di cambiamento nelle politiche di gestione della previdenza sociale vede tutti d'accordo ma sul da farsi non c'è unanimità, né vie sicure da percorrere.

Alcuni Paesi hanno attuato delle riforme del sistema pensionistico che destano un certo interesse: questi sono Cile, Polonia e Svezia. L'esperimento cileno è stato attuato ai tempi di Augusto Pinochet (negli anni ottanta), con conti di risparmio individuali che hanno avuto alto rendimento ed hanno finanziato la ripresa economica del Cile. Oggi però un simile modello appare di difficile attuazione perché i mercati azionari ed obbligazionari non sono più capaci di rendimenti come quelli di quegli anni. In Polonia il settore dell'assistenza pensionistica è stato ceduto a ventuno gestori privati nel 1999 generando una gran confusione (l'1 % della popolazione è diventato agente venditore di polizze pensionistiche ed hanno proliferato truffe di ogni tipo). La Svezia, invece, sembra non avere di questi problemi grazie alla vigilanza di una Authority appositamente creata per controllare la gestione dei fondi di pensione privati; rimane comunque il fatto che questo sistema dovrà necessariamente nei prossimi anni intensificare il prelievo sui lavoratori per mantenere gli standard pensionistici attuali.

L'economista Robert Shiller ha proposto di sfruttare le economie di scala e l'evoluzione delle tecniche di analisi dei dati e della gestione dei rischi elaborate dagli agenti di borsa per promuovere, a costi convenienti e con risultati (secondo lui) soddisfacenti, fondi pensionistici e polizze finanziati dallo Stato in favore dei lavoratori contro disoccupazione, vecchiaia, malattia o congiunture economiche sfavorevoli. Inoltre si valuta, per migliorare la situazione, l'allungamento dell'età lavorativa ed il rafforzamento della previdenza integrativa. Una osservazione che comunque deve essere fatta è che con l'evoluzione dei sistemi pensionistici lo Stato perde sempre più il ruolo di redistributore della ricchezza a causa dell'individualità delle nuove forme di pensione.

La situazione in Italia[modifica]

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La situazione negli U.S.A.[modifica]

Negli Stati Uniti d'America l'idea di un “welfare leggero” ha cominciato a farsi strada con la presidenza di Bill Clinton che, dopo il fallito tentativo di espandere in senso universale il sistema sanitario nel 1996, ha annunciato che «Il welfare state così come lo conosciamo è finito». A Bill Clinton dunque si deve (sempre nel 1996) una riforma del sostegno ai disoccupati volta a fornire non tanto sussidi quanto incentivi al reingresso nel mondo del lavoro. Ma i costi di tale politica sono stati più alti del previsto mentre, nonostante il ritorno all'occupazione, molte fasce della popolazione non sono uscite dalla povertà (fenomeno dei “working poor”).

Ideologicamente il presidente George W. Bush al momento di insediamento alla Casa Bianca rappresentava perfettamente gli ideali di welfare leggero e governo minimo per molti tanto auspicabili nelle economie occidentali; in realtà il suo programma è stato confuso e contraddittorio. Il nuovo presidente si presentava come un sostenitore della “ownership society” in cui si alleggerisce l'intervento dello Stato mentre il cittadino, titolare di polizze assicurative sanitarie e pensionistiche, decide quanto del suo reddito destinare ai consumi presenti e quanto destinare alle polizze in tutta autonomia. Si porta così avanti un modello di Stati Uniti liberi dalle tasse, liberi dai vincoli ambientali e liberi di decidere della gestione della propria previdenza. Nel disegno di George W. Bush, alla riduzione del comparto assistenziale statale dovrebbero sopperire, almeno in parte, la presenza di associazioni caritatevoli e/o religiose con fini di assistenza ed agevolate o finanziate dallo Stato.

I fatti si sono però discostati da questi ideali: in primo luogo l'amministrazione George W. Bush ha aumentato la copertura sanitaria pubblica per la terza età (il servizio si chiama “Medicare”) fornendo anche farmaci oltre ai già previsti ricoveri e visite. Senza menzionare le forti spese di ricostruzione dovute agli uragani “Katrina” e “Rita” del 2005, la spesa pubblica è aumentata ulteriormente grazie al programma contro la povertà ed il razzismo negli Stati del sud. Del governo minimo rimane solo una politica di sensibilizzazione per i cittadini mirata a favorire il ricorso all'assistenza privata più che pubblica e la riduzione delle tasse (in realtà a vantaggio dei ceti più ricchi) che stanno mettendo in difficoltà i conti pubblici statunitensi ed aumentando l'esposizione verso i creditori cinesi e giapponesi.

Bibliografia[modifica]

  • Gaggi, Narduzzi, La fine del ceto medio e la nascita della società low cost, Einaudi 2006
  • Coppini, Nieri, Volpi, Storia Contemporanea, Pacini Editore 2005
  • De Bernardi, Guarracino, La Conoscenza Storica, B.Mondadori 2000
  • Begg, Fischer, Dornbush, Economia, Mc Graw-Hill 2005
  • Stiglitz, Economia del settore pubblico, Hoepli 2004
  • AA.VV., Eredità del Novecento alla voce Lo Stato Sociale (Scamuzzi), Treccani 2000
  • AA.VV., La Piccola Treccani (vol. XII) alla voce Welfare, Treccani 1997
  • Boeri, Faini, Ichino, Pisauro, Scarpa, Oltre il declino, Il Mulino 2005
  • Bianco, L'industria italiana, Il Mulino 2003
  • Per una analisi dei modelli di finanziamento del welfare system, cfr. i documenti pubblicati dal CERM - Competitività, Regolazione, Mercati. Le analisi si riferiscono soprattutto al caso Italia, ma con una costante prospettiva di comparazione internazionale.

Voci correlate[modifica]

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