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Chiesa dei Santi Elisabetta e Zaccaria

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Santi Elisabetta e Zaccaria
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StatoItalia Italia
Divisione 1Lazio
LocalitàRoma
ReligioneCattolica
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Consacrazione6 febbraio 2010
ArchitettoGiuliano Panieri
Stile architettonicoModulo:Wikidata:443: attempt to index field 'wikibase' (a nil value)
Inizio costruzione2007
Completamento2009
Sito webModulo:Wikidata:443: attempt to index field 'wikibase' (a nil value)
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La chiesa dei Santi Elisabetta e Zaccaria è una chiesa di Roma nella zona Prima Porta, in via Sulbiate.

Storia[modifica]

La chiesa è di recente costruzione. La prima pietra è stata posta il 30 settembre 2007 e la costruzione è terminata alla fine del 2009. È stata consacrata dal cardinale vicario Agostino Vallini il 6 febbraio 2010.

La chiesa è sede della parrocchia omonima, eretta il 28 ottobre 1985 con il decreto "A tutti è nota" del cardinale Ugo Poletti, ed affidata al clero diocesano romano.

Il 26 maggio 2013 la chiesa, situata nella periferia di Roma, è stata visitata da papa Francesco, alla sua prima visita in una parrocchia romana.[1] Prima di celebrare la santa Messa, papa Francesco ha ricambiato il saluto del parroco dicendo che "la realtà si capisce meglio dalle periferie".[2]

Descrizione[modifica]

L'edificio, progettato dall'architetto Giuliano Panieri, comprende un'ampia aula liturgica da 550 mq,[3] una sacrestia, una canonica che ospita gli appartamenti dei sacerdoti e locali destinati ad uffici parrocchiali e aule per il catechismo. Ventotto lucernari, tra cui uno a forma di croce posto al di sopra del portone di ingresso e uno esagonale situato sulla copertura in corrispondenza dell'altare, permettono l'accesso della luce solare all'interno del corpo principale.[4]

Sul lato nord ovest dell'edificio, separato dal resto della struttura,[5] si trova un campanile a base triangolare alto 30 metri, mentre sul retro del complesso trovano posto l'oratorio e due campi sportivi.

Come spiegato dall'architetto in un articolo sul settimanale RomaSette, elemento chiave dell'architettura del complesso è il triangolo. Sia l'aula liturgica che il salone parrocchiale seminterrato, così come le stanze dedicate al catechismo e il sagrato hanno infatti forma triangolare.[4]

Esternamente il complesso è rivestito di mattoni rossi; la copertura dell'aula liturgica mostra una struttura in legno lamellare a vista che riprende il motivo del triangolo, così come il pavimento in marmo travertino.[4][6][7]

Note[modifica]

Bibliografia[modifica]

  • Marco Petreschi, Nilda Valentin, Chiese della periferia romana 2000-2013, dal Grande Giubileo all’anno costantiniano, Electa, 2013

Altri progetti[modifica]

Collegamenti esterni[modifica]

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