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Bufalo (personaggio)

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« A legge sarò lento, ma a sgamà l'infami so' na spada! »

(Il Bufalo al Freddo in Romanzo criminale - La serie)

Bufalo
File:Bufalo (personaggio).png
Andrea Sartoretti interpreta Bufalo nella serie televisiva Romanzo criminale
UniversoRomanzo criminale
Lingua orig.Italia
Interpretato da
SessoMaschio
Data di nascita12 novembre 1953

Bufalo, vero nome Claudio Sabbatini, è un personaggio letterario, protagonista del libro di Giancarlo De Cataldo, Romanzo criminale, ispirato alla vera storia della banda della Magliana. Il personaggio di Bufalo è ispirato a Marcello Colafigli, conosciuto come Marcellone.

Storia[modifica]

Amico d'infanzia del Libanese e del Dandi, con cui ha da sempre un rapporto conflittuale, è un componente della batteria, radicata nella zona della Magliana, che comprende, oltre a loro tre, anche Scrocchiazeppi, insieme ai quali organizza piccoli furti; a seguito dell'unione con la batteria di Testaccio, composta dal Freddo, Fierolocchio ed i fratelli Buffoni, avviene il sequestro del barone Rosellini, il cui riscatto, su proposta del Libanese, viene utilizzato per seguitare la collaborazione, allo scopo di impadronirsi del controllo delle attività criminali a Roma.

A Bufalo viene affidata la zona di Monteverde e contemporaneamente il Libanese lo incarica di seguire Ricotta, uno dei tirapiedi del Sardo, boss di Ostia con legami con la Camorra, il quale fornisce la droga alla banda ed egli scopre che questi è in contatto con Maurizio Gemito, collaboratore del Terribile, il vecchio boss al quale la banda sta cercando di sottrarre potere, e dopo che il Dandi ha risolto la questione con il Sardo, il Libanese, nonostante il parere contrario di Bufalo, formalizza un accordo con lui al fine di evitare una guerra, anche se Bufalo insisterà inascoltato nel sostenere la necessità di ucciderlo e la sua delusione lo porterà a volere ricominciare a compiere piccoli furti ma ne verrà scoraggiato dal Freddo.

Dopo la "soffiata" del Terribile sul luogo della sepoltura del barone Rosellini, Bufalo è l'unico che sfugge all'arresto e, dopo la scarcerazione dei membri della banda e la conseguente decisione di uccidere il vecchio boss, egli, insieme al Freddo, si incarica di proteggere il Libanese, salvandogli la vita in un attentato compiuto dai fratelli Gemito, e sarà sempre lui, insieme al Freddo, Ricotta e Trentadenari, ad ucciderlo. La morte del Terribile farà accrescere il già grande potere della banda ma l'asservimento ai servizi segreti ed alla mafia, unito alla collaborazione con i neofascisti ed all'inizio delle grandi speculazioni edilizie, farà allontanare progressivamente Bufalo, rimasto a dispetto della ricchezza un delinquente di strada, dalle decisioni della banda, provocandone frustrazione e reazioni violente quali il pestaggio di una prostituta nel bordello di Patrizia e la minaccia con la pistola al cameriere di un ristorante, venendo nuovamente ripreso, questa volta violentemente, dal Freddo, al quale però comunica che Satana, il basista del sequestro Rosellini, lo ha insultato, sostenendo che, a causa del loro monopolio, Roma non aspetta che di vederli morti.

Dopo la morte del Libanese, e la celebrazione del suo funerale con tutta la banda, dopo che Bufalo ne ha trafugato la bara dall'obitorio, il suo unico scopo è quello di vendicare l'amico e di proteggerne la memoria, tanto da uccidere a sangue freddo il Beato Porco, un povero ubriacone che si vantava di avere ucciso il Libanese. Il suo furore si accanisce contro Remo e Maurizio Gemito, ritenuti colpevoli dell'assassinio, ma, dopo che il Freddo ha ucciso Remo, a causa di un'informazione sbagliata, massacrerà una coppia che usciva dalla casa dove si riteneva che questi si nascondesse. La spirale di violenza è notata dal Vecchio, il capo dei servizi segreti, il quale fa sapere alla banda il vero nascondiglio di Maurizio, e Bufalo, insieme al Dandi e a Ricotta, vi si reca per ucciderlo, ma l'attentato fallisce: Ricotta viene ferito ad una gamba, ma, mentre questi e Bufalo seguitano la sparatoria, il Dandi non interviene e, all'arrivo della polizia, si allontana: mentre Ricotta viene catturato, Bufalo riesce ad allontanarsi prendendo in ostaggio un'anziana passante.

Bufalo, nascosto da Scrocchiazeppi, informa la banda del comportamento del Dandi e che da quel momento intende ucciderlo, nonostante il Freddo, temendo uno "scollamento" della banda, tenti inutilmente di dissuaderlo dai suoi propositi. Una sera Bufalo aspetta il Dandi davanti alla sua nuova casa e, quando lo vede insieme a Patrizia, cerca di sparargli ma, indebolito a causa della ferita ricevuta durante la sparatoria con Maurizio Gemito, non riesce a centrarlo: dopo essere stato disarmato, viene preso a calci dal Dandi il quale, credendolo moribondo, non lo uccide, lasciandolo agonizzante sul selciato. Una volta in carcere, il Freddo gli suggerisce di farsi passare per matto, al fine di essere trasferito in un Ospedale Psichiatrico Giudiziario, chiedendogli di abbandonare il proposito di uccidere l'amico traditore che egli sembra accettare, comportandosi durante la perizia come richiesto dal professor Sargeni, ma la morte di questi, avvenuta su ordine di Don Mimmo, la rende vana e viene condannato a 28 anni di carcere per omicidio, non prima di avere comunicato al Freddo che la pistola che ha ucciso il Libanese è una pistola della banda.

Dopo l'arresto anche degli altri componenti della banda, Bufalo si rifiuta di aiutare Ruggero Buffoni a uccidere il Freddo, il quale aveva ucciso il fratello Sergio dopo aver scoperto alcune sue attività slegate da quelle della banda, sostenendo che il Freddo ha agito bene, facendo tuttavia notare a quest'ultimo che l'omicidio di Sergio rafforzerà i nemici della banda, continuando comunque nel suo proposito di uccidere il Dandi. Nonostante egli si trovi nello stesso carcere, Bufalo non riesce nel suo intento e l'unico tentativo avviene al termine di un'udienza, al quale il Dandi scampa grazie all'aiuto di Ricotta, che ha stipulato un patto con il boss, e il Bufalo si vendica aggredendolo in cella insieme a un complice, sfregiandogli la fronte.

Al termine del processo, Bufalo viene condannato a 8 anni di reclusione, da scontare in un istituto psichiatrico giudiziario data la riconosciuta semi infermità mentale, grazie al Dandi che gli chiede di lasciarlo in pace per sempre. Anni dopo, viene assoldato dal Secco per formare una nuova batteria con Fierolocchio e Pischello, un ragazzo conosciuto in carcere, per uccidere il Dandi, di cui il Secco vuole prendere il posto. L'attentato riesce grazie alla connivenza di Patrizia, sempre più umiliata dal Dandi nel corso degli anni, e ormai in combutta col Secco.

Molti anni dopo Bufalo, unico della banda rimasto vivo, farà ritorno alla Magliana, venendo aggredito da un giovane teppista che non lo aveva riconosciuto. Bufalo lo ucciderà da lì a breve, gridando "io stavo col Libanese"; dopo aver consumato la sua vendetta, inizia a vagare per le strade del quartiere che frequentava in gioventù, entrando anche nel bar che aveva visto nascere la banda, dove rivede tutti gli amici morti tanti anni prima, tant'è vero che prova a parlare col Libanese. Nel momento in cui la polizia fa il suo ingresso nel locale, egli non intende arrendersi e rivolge la pistola contro gli agenti venendone immediatamente freddato: la sua solitaria morte costituisce l'epilogo di una vita vissuta ai margini di quella società che la banda avrebbe voluto dominare, contenendo forse l'ultima speranza di potersi riunire con gli unici amici che abbia mai avuto.

Carattere e personalità[modifica]

Come il Freddo, col quale infatti va molto d'accordo, il Bufalo ha un carattere chiuso e introverso. È inoltre scontroso e irascibile, e difficilmente accetta che qualcuno gli dica cosa fare con autorevolezza; viene spesso preso in giro dal Dandi e per questo vanno poco d'accordo. Nonostante sia molto belligerante e aggressivo, nutre un profondo rispetto e anche affetto nei confronti del Libanese; ha poi un profondo senso di amicizia, dimostrandosi molto leale.

Adattamenti[modifica]

Dal libro è stato tratto il film del 2005 Romanzo criminale, diretto da Michele Placido, nel quale il Bufalo, con il nome di Pasquale Settimio, è interpretato dall'attore Francesco Venditti, e, nel 2008, il regista Stefano Sollima realizza la serie televisiva Romanzo criminale dove il Bufalo è interpretato da Andrea Sartoretti.

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