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Bianco Bianchi (artigiano)

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Biografia[modifica]

Nato a Firenze, frequentò le scuole superiori commerciali a Prato e, allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, venne arruolato nell'esercito italiano come telegrafista. Ammalatosi di malaria in guerra, rimase convalescente presso l'Ospedale Militare di Cortona fino all'8 settembre. Dopodiché fece ritorno a Firenze e prese parte alla Resistenza distinguendosi anche tra i patrioti per il suo coraggio e la dedizione con la quale contribui' validamente alla liberazione dell'Italia per la causa di tutti gli uomini liberi, come attesta il “Certificato al Patriota” firmato dal Generale Comandante In Capo Delle Armate Alleate In Italia H.R Alexander. Negli anni 50 si impiegò presso il Ministero Della Difesa, ubicato presso il distretto militare in Santo Spirito (Firenze) coltivando parallelamente la sua passione per l'arte e la pittura. Nel frattempo, Bianco rimase colpito dalla particolare tecnica di lavorazione attraverso la quale Enrico Hugford e i suoi allievi a Vallombrosa, nel Settecento, avevano realizzato alcune tavole e quadri di squisita fattura. Da allora, incuriositosi, iniziò ad appassionarsi facendola diventare una sua scelta di vita. Fu così' che iniziò le sue ricerche applicando la tecnica con rigore filologico. Questo suo impegno non passò inosservato alle alte sfere del palazzo dove lavorava, tanto che gli venne commissionato il restauro di un tavolo antico conservato negli uffici del Ministero. Proprio anche grazie a questo attestato di stima, Bianco si incoraggiò a proseguire il suo lavoro di ricerca e sperimentazione nel campo della “meschia".

In sua memoria l'associazione "Amici dei musei Fiorentini" ha dedicato a Bianco il tabernacolo in Piazza delle Pallottole vicino al Duomo di Firenze (Ermini-Sestini, 2009, p.121-124).

Gli inizi[modifica]

Questa manifestazione d'apprezzamento per il proprio restauro lo spinse a convincersi a prendere una drastica decisione: abbandonare la professione da impiegato che esercitava e gettarsi a capofitto nel mondo dell'artigianato, nell'arte della scagliola. Già nel 1958, come attesta il Dizionario degli artigiani d'Italia, era già attivo il suo laboratorio a Firenze in via di Rusciano, l'unico in Italia e in Europa che allora era specializzato nella produzione (artistic artisan production of decorated marble tops, come recitava il suo biglietto da visita) e nel restauro di scagliole. Per un breve periodo fu affiancato dall'amico pittore Ennio Cocchi col quale divise lo studio di Via di Rusciano lavorando insieme. Nel 1965, a seguito dei successi ottenuti aprì il suo primo negozio-esposizione in via Guicciardini (vicino al Ponte Vecchio) che l'anno dopo sarà devastato, insieme al laboratorio, dalla furia delle acque dell'Arno in occasione della sua esondazione. La scioccante esperienza della perdita di gran parte dei propri lavori lo spinse ad aprire un altro laboratorio in viale Europa, a Firenze sud nel 1967, anno in cui, nel corso della prima mostra nazionale dell'arte della scagliola carpigana, vennero esposti anche alcuni pezzi da lui restaurati.

La Tecnica[modifica]

Bianco Bianchi è riconosciuto riscopritore fin dagli anni quaranta del novecento della tecnica artistica fiorentina "la lavorazione della scagliola" tanto amata dal Granduca di Toscana, questa tecnica infatti consente alla mano dell'artista di non avere limite l'illusione d'effetto prodotta dalla conoscenza dei materiali, può avere dell'incredibile. Sul finire degli anni novanta l'Istituto Poligrafico dello Stato realizzò un libro sulla Scagliola riconoscendone quindi l'importanza. Lucentezza, trasparenza ed il candore perlaceo della tecnica della Scagliola hanno dato origine nel tempo a definizioni curiose come cristallo di gesso, specchio d'asino, pietra speculare, vetro di olearia, pietra di luna.

Il successo negli Stati Uniti[modifica]

Col tempo la sua fama si affermò sempre di più in quanto artigiano di scagliole grazie alle sue straordinarie abilità e al suo inesauribile impegno, tanto che, grazie agli incoraggiamenti del figlio dello scrittore Giuseppe Prezzolini, Giuliano Prezzolini, fu invitato a tenere un'esposizione a New York con vendita e dimostrazioni dei procedimenti lavorativi. In quell'occasione, tra i suoi clienti, figurò il presidente della Macy’s, celebre catena della grande distribuzione statunitense fondata nel 1858, E. L. Molloy. Fu così che a cavallo tra gli anni 60 e 70 riscosse un grande successo nel nuovo continente tanto da essere invitato a fare altre dimostrazioni o mostre espositive nel corso del “Le Grand Tour" tenutosi nelle città di Washington, St Louis, Pittsburgh Nell'ambiente culturale, artistico statunitense la sua tecnica di lavorazione riscosse numerosi apprezzamenti e successi in modo tale da far diventare la sua attività sinonimo della scagliola fiorentina nel mondo. Da qui in poi iniziò ad essere ricercato da eminenti personaggi dell'alta nobiltà, della politica e del jet set statunitense, tra cui l'attrice Zsa Zsa Gabor, conosciuta in una di queste occasioni.

Anni Settanta e Ottanta[modifica]

Il 1975 fu il primo anno in cui ebbe l'occasione di mostrare alcuni pezzi della sua collezione alla IX Biennale dell'Antiquariato organizzata a Palazzo Strozzi. Dopo la notorietà acquisita nell'esperienza oltreoceano, la sua fama si diffuse anche in Europa: infatti nel 1976 la BBC inglese gli concesse una prestigiosa video-intervista presso il suo laboratorio. Nel 1980 ricevette la visita di Marie Christine von Reibnitz e il consorte Michael di Kent, cugini della Regina Elisabetta II, per i quali realizzò un bellissimo tavolo con lo stemma della loro famiglia tuttora situato a Kensington Palace a Londra. L'incontro con Gianni Versace nel 1988 fece nascere una collaborazione tra i due che portò Bianco a realizzare numerosi tavoli per le sue dimore, tra cui “Villa degli Dei” sul lago di Como e la Casa Casuarina a Miami Beach dove il celebre stilista trovò la morte ad opera di Andrew Cunanan.

La collezione[modifica]

[1]

Bianco Bianchi ha lasciato una notevole collezione di opere lavorate in scagliola, di scuola principalmente italiana e risalenti al XVII, XVII e XIX secolo. Al momento una parte della raccolta è esposta nei locali in cui ebbe il proprio laboratorio e dove ad oggi portano avanti la tradizione i Figli Alessandro ed Elisabetta. Recentemente una selezione di circa 20 pezzi è stata esposta al Palazzo dei Granduchi di Vilnius in Lituania nella mostra "Alchimie Di Colori, L'Arte della scagliola nella raccolta fiorentina Bianco Bianchi" (Spalvu Alchemija, 2015)

Note[modifica]

Bibliografia[modifica]

  • Silvia Botticelli e Modestino Romagnoli, Alchimie di Colori, Firenze, Edizioni Polistampa, 2012, pp. 48, ISBN 978-88-596-1158-5.
  • Anna Maria Massinelli, Scagliola, L'arte della pietra di luna, Roma, Editalia, 1997, pp. 279, ISBN 88-7060-367-9.
  • Silvia Botticelli, Il Fascino dell'Illusione, Firenze, Edifir, 2006, ISBN 88-7970-315-3.
  • Doretta Ermini, Chiara Sestini, Sulle tracce dei tabernacoli restaurati Storia e curiosità Fiorentine, Edizioni Polistampa, 2009, pp.207, ISBN 978-88-596-07007
  • Spalvu Alchemija,Skaljolos meno kuriniai is Bianco Bianchi kolekcijos Florencijoje, Vilnius, 2015, ISBN 978-609-8061-36-9

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