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Benito Corghi

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La morte di Benito Corghi avvenne a Hirschberg il 5 agosto 1976 nei pressi del posto di blocco lungo il confine tra la Germania dell'Est e dell'Ovest a causa di un equivoco con i militari dell'esercito della Germania Est addetti al controllo.[1][2]

Storia[modifica]

Il confine tedesco orientale a Hirschberg nei pressi del luogo dove venne ucciso Benito Corghi

Benito Corghi era un camionista italiano che lavorava per l'Autisti Riuniti Autorasporti (ARA) di Reggio Emilia, società che importava carni da alcuni Paesi del blocco orientale in Italia[1].

Il 7 agosto 1976 si trovava a Hirschberg al confine tra Germania Est e Germania Ovest dopo aver fatto un carico al mattatoio di Cottbus[2] e stava entrando nell'autostrada Bundesautobahn 9 ma, secondo le successive indagini del Ministero dell'Interno bavarese, stava tornando al posto di frontiera tedesco orientale dove aveva dimenticato alcuni documenti quando improvvisante cambio direzione e la VoPos (la Polizia di frontiera tedesco orientale), vedendo che si stava dirigendo verso al Germania Ovest, ipotizzò che stesse tentando una fuga e quindi i soldati spararono uccidendolo.[1] La Germania Est comunicò ufficialmente che era stato colpito alle 4 del mattino da due pallottole alla schiena di cui una alla colonna vertebrale e che si muoveva in un tratto di confine riservato agli autotreni; Corghi morì quasi sul colpo e il corpo venne portato subito all'ospedale di Jena, dove venne constatato che la morte fu causata da un proiettile entrato dalla spalla e trapassato i polmoni.[1]

L'8 agosto il quotidiano ufficiale della Germania Est, il Neues Deutschland affermò che la morte di Corghi era dovuta "a una tragica catena di eventi, che deplorevolmente sono ancora misteriosi".[3]

Il gesto di Corghi venne causato dal fatto che egli era appena arrivato con il camion al posto di blocco della Germania Ovest, ma, avendo dimenticato alcuni documenti al posto di blocco della Germania Est, parcheggiò il camion e chiese gesticolando alle guardie di frontiera della Germania Ovest di chiamare i loro colleghi della Germania Est per poter girare e tornare indietro; dopo aver parcheggiato, scese dal camion e, nella notte nebbiosa, si avvicinò al posto di blocco orientale dove due guardie della Vopos, vedendolo, gli andarono incontro intimandogli di fermarsi per farsi riconoscere ma Corghi, non sapendo il tedesco, preso dal panico, si mise a correre e allora, un caporale della Vopos di vent'anni, Uwe Schmiedel, gli sparò due colpi di fucile alla schiena.[2][4]

Il quotidiano di Berlino Ovest Bild Zeitung informò la moglie dell'accaduto con una telefonata a Rubiera mentre le autorità della Germania Est non comunicarono nulla alla famiglia.[1] Il caporale della Vopos venne premiato dalle autorità tedesco orientali per aver fermato la presunta fuga con un piccolo rinfresco, un medaglia e 250 marchi orientali.[5] Gli unici soldi che ricevette la moglie furono 12 mila marchi (circa 4 milioni di lire dell'epoca[6]) delle vincite del quiz del programma Dalli Dalli del canale ZDF della Germania Ovest.[3]

La salma venne portata dall'Ospedale di Jena a Berlino Est e l'8 agosto arrivò con un volo Alitalia all'aeroporto di Milano-Linate, all'aeroporto erano presenti la moglie con i figli e i dieci fratelli di Benito Corghi con le loro mogli, il senatore comunista emiliano Alessandro Carri, (Corghi era infatti iscritto al Partito Comunista Italiano[1]), il sindaco di Rubiera Danilo Pignedoli con l'assessore Del Monte; il trasporto della salma venne pagato dall'Autisti riuniti autotrasporti (ARA), l'azienda per la quale lavorava, e venne sepolto nel cimitero di Rubiera il giorno dopo[7].

In seguito alla riunificazione tedesca, nel 1994 l'ex caporale della Vopos, Uwe Schmiedel, venne processato per l'accusa di omicidio colposo[5] venendo poi assolto poiché i giudici conclusero che non aveva intenzione di uccidere la sua vittima[8].

Reazioni[modifica]

Il 7 agosto nella segreteria del PCI a Botteghe Oscure venne ricevuto un diplomatico in rappresentanza dell'ambasciatore della Germania Est il quale rinnovò le condoglianze; la segreteria del Partito e la Federazione comunista reggiana emisero un comunicato dove si chiedevano le esatte circostanze della morte alle autorità tedesco orientali e italiane.[1] Lo stesso giorno il governo della Germania Est, tramite il ministro degli Esteri Herbert Krolikowski, presentò le scuse presso l'ambasciata italiana a Berlino Est,[9] mentre il portavoce del governo della Germania Ovest, tramite il suo portavoce, condannò l'"uccisione sistematica" praticata dalle guardie di frontiera della Germania dell'Est sui sospettati che attraversano il confine[10].

L'8 agosto i senatori comunisti Franco Calamandrei, Alessandro Carri e Delio Bonazzi presentarono una interrogazione parlamentare al ministro degli Esteri Arnaldo Forlani del governo Andreotti III per conoscere le circostanze della morte e la restituzione della salma; i senatori democristiani Luigi Noè e Giorgio Degola presentarono un'altra interrogazione al ministro per le circostanze della morte e per l'apertura di un'inchiesta[11]. Il 10 agosto i deputati missini Mirko Tremaglia, Ernesto De Marzio, Alfredo Pazzaglia e Alfredo Covelli presentarono un'interpellanza al ministro degli Esteri per conoscere la protesta diplomatica italiana, i risultati delle indagini, il risarcimento danni alla famiglia e una denuncia formale del governo italiano del "governo liberticida della Germania Est"[12]. Il vicesegretario del PSDI, il deputato Giuseppe Amadei, lo stesso giorno fece un intervento molto critico verso il PCI e le ambiguità del comunicato della sezione di Reggio Emilia[11].

Altri media[modifica]

Note[modifica]

Bibliografia[modifica]

  • Karsten Krampitz: 1976. Die DDR in der Krise. Verbrecher Verlag, Berlin 2016, ISBN 978-3-95732-145-9
  • Jochen Staadt, Thomas Böttger: Mehr Sachlichkeit: der Tod von Benito Corghi an der innerdeutschen Grenze, in: Zeitschrift des Forschungsverbundes SED-Staat : ZdF, 35, 2014. S. 91–102
  • Jochen Staadt, Klaus Schroeder: Die Todesopfer des DDR Grenzregimes an der innerdeutschen Grenze 1949–1989. Ein biografisches Handbuch. Wissenschaftsverlag Peter Lang, Frankfurt am Main 2017, ISBN 978-3-631-72594-8
  • Michael Gehler: Der Erschossene war "ausgerechnet ein italienischer Genosse" : zum Umgang mit dem Todesfall des Benito Corghi an der deutsch-deutschen Grenze im Jahr 1976, in: Politik und Militär im 19. und 20. Jahrhundert : Österreichische und europäische Aspekte : Festschrift für Manfried Rauchensteiner. Wien : Böhlau, 2017, S. 335–372 ISBN 978-3-205-20417-6

Voci correlate[modifica]

Collegamenti esterni[modifica]

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